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Nutrizione

 

 Aminoacidi, vitamine e sali minerali

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Gli aminoacidi sono dei composti organici naturali, non sono dei "farmaci" e meritano una considerazione particolare poiché possono essere considerati i "MATTONI" che servono a costruire la proteina ovvero l'elemento nutritivo per eccellenza che può riparare il tessuto muscolare. Gli aminoacidi sono le lettere di un "alfabeto Ortomolecolare", capace di comporre parole chiave di particolare interesse come enzimi, vitamine, ormoni, tessuti etc. Gli aminoacidi possono essere suddivisi in 2 categorie fondamentali:

  • Aminoacidi essenziali

  • Aminoacidi non essenziali

Esiste una sorta di filo diretto tra il nostro organismo e l'ambiente che ci circonda; tale tipo di comunicazione è garantita da questi aminoacidi, instancabili pony express biologici che raccolgono e trasmettono fedelmente, dagli albori della creazione, il messaggio della Vita.

Poiché il Libro della vita è scritto con delle lettere particolari, gli aminoacidi, sorge ora l'esigenza di apprendere in maniera corretta questa nuova lingua, a molti ancora sconosciuta!

In un'epoca nella quale il cibo fa parte del consumismo e nella quale la tecnologia di preparazione e di distribuzione degli alimenti offre pasti gustosi, ipercalorici e raffinati per chiunque e a prezzi accessibili, risulta difficile ed oltremodo anacronistico raccomandare la moderazione, il ridimensionamento delle razioni alimentari, la rinuncia dei tanto bramati piaceri gastronomici.


Protagonisti di un futuro già presente, mostriamo ben poca sensibilità alla prospettiva di disturbi come obesità, diabete, problemi di cuore e di circolo, conseguenza di errori alimentari contratti nell'età giovanile, probabilmente perché ci riteniamo immortali divinità e tali affezioni sembrano riguardare solo gli altri, fino a che non ci toccano in prima persona ed allora avvengono i pentimenti tardivi, purtroppo, quando ormai il limpido cristallo della salute è ineluttabilmente incrinato!

La Medicina Ortomolecolare si propone di esaltare le capacità naturali di difesa contro le malattie in una dimensione più umana, rendendoci nel contempo registi ed attori della nostra esistenza, aiutandoci a capire ciò che i farmaci spesso tendono a mascherare pericolosamente, all'insegna della media Gaussiana (tanto cara alle megaditte farmaceutiche), che pretende di curare magari un ulcera con un farmaco, senza preoccuparsi minimamente se poi come effetto collaterale potrà insorgere una emorragia o una diminuzione della libido, con tutte le ripercussioni immaginabili; ben poco importa, purché la produttività sociale sia tutelata!
 

L'assorbimento degli Aminoacidi

L'assorbimento degli aminoacidi è un processo selettivo ed attivo. L'assorbimento si realizza a livello gastrico (per l'11%) e maggiormente nel piccolo intestino, a livello duodenale (per il 60%) e a livello del colon (per il 28%).

Inoltre la variabilità genetica e l'assorbimento di taluni aminoacidi sono fortemente influenzati dalla presenza di altri, cosicché la sovrabbondanza di uno di questi aminoacidi (o la relativa deficienza) potrà avere un'influenza sull'apporto totale di aminoacidi assorbiti. Per esempio, l'assorbimento del triptofano è rallentato dalla presenza simultanea di altri tipi di aminoacidi. Come conseguenza, se si vuole ottenere un'efficacia terapeutica della somministrazione di tali aminoacidi non si deve somministrare mai contemporaneamente insieme ad altre proteine che potrebbero competere dal punto di vista biochimico.

L'assorbimento degli aminoacidi è rapido nel duodeno e nel digiuno (tratto dell'intestino tenue) ed avviene lentamente nell'ileo. Circa il 50% delle proteine digerite proviene dal cibo ingerito, il 25% dai succhi digerenti e il 25% dalle cellule mucosali desquamate. Alcune delle proteine digerite arrivano nel colon e vengono digerite dai batteri. Le proteine che si trovano nelle feci non provengono dalla dieta ma dai batteri e dai detriti cellulari.

In pratica, tutte le proteine vengono assorbite sotto forma di aminoacidi. Tuttavia, vengono assorbite anche modeste quantità di peptidi (piccole catene di aminoacidi); quantità estremamente irrisorie di proteine intere possono essere assorbite, probabilmente con un meccanismo particolare, differente dal classico meccanismo dell'assorbimento, definito pinocitosi, con il quale la mucosa intestinale riesce ad inglobare una certa quantità di liquido extracellulare con tutto ciò che contiene, presumibilmente per un semplice fenomeno di assorbimento. Il prodotto di queste proteine fa sì che la proprietà di tensione superficiale della superficie cellulare si modifichino in modo tale che la membrana si invagini. Immediatamente dopo, la porzione invaginata della membrana si stacca dalla superficie della cellula formando la cosiddetta vescicola pinocitotica che poi affonda nel citoplasma allontanandosi dalla membrana cellulare. Lassorbimento degli aminoacidi è un processo selettivo e competitivo. Come regola fondamentale per ottenere una somministrazione perfettamente bilanciata conviene utilizzare un ampio spettro di tutti gli aminoacidi per riuscire a correggere regimi alimentari parzialmente sbilanciati dal punto di vista aminoacidico.

Patologie gastrointestinali, come quelle precedentemente menzionate, nelle quali la funzionalità a livello intestinale di parete è alterata, evidenzieranno un assorbimento degli aminoacidi diminuito e ne potrà conseguire un bilancio azotato negativo. Lovvio beneficio conseguente a una dieta bilanciata, completa, ipoallergica, basata sulluso di integratori aminoacidi è talmente chiaro che non necessita di ulteriore delucidazione.

L'uso degli aminoacidi in formula libera in alternativa alle proteine liofilizzate può evitare la formazione di eccessivi cataboliti (prodotti di rifiuto del metabolismo) che si riscontrano in seguito ad eccessive introduzioni di proteine liofilizzate con aminoacidi di scarsa purezza. Tali composti tossici producono: l'ammonio, la putrescina, la cadaverina, l'indacano, l'indolo e lo scatolo. Queste condizioni possono essere ulteriormente aggravate in quelle malattie contraddistinte da malassorbimento intestinale o di dispepsia (digestione difficoltosa) di proteine (stitichezza, diarrea, aerofagia). L'utilizzazione delle formule libere degli aminoacidi può consentire, anche nel corso di tali malattie, di non inficiare il valore assoluto della prestazione atletica, costituendo invece un ottimo supporto per recuperare e mantenere ai migliori livelli di rendimento gli atleti.
 

La chimica degli Aminoacidi

Gli amminoacidi svolgono i ruoli centrali sia come blocchetti di costruzione delle proteine che come intermediari nel metabolismo. I 20 amminoacidi che sono trovati all'interno delle proteine trasportano un allineamento ampio della versatilità chimica. Il contenuto in amminoacidi preciso e la sequenza di quegli amminoacidi, di una proteina specifica, è determinato dalla sequenza delle basi nel gene che mette quella proteina in codice. Le proprietà chimiche degli amminoacidi delle proteine determinano l'attività biologica della proteina. Proteine non soltanto catalizzare tutte le (o la maggior parte) reazioni in cellule viventi, controllano virtualmente tutto il processo cellulare. In più, le proteine contengono all'interno delle loro sequenze dell'amminoacido le informazioni necessarie per determinare come quella proteina si piegherà in una struttura tridimensionale e la stabilità della struttura risultante. Il campo della piegatura e della stabilità della proteina è stato un campo di ricerca criticamente importante per gli anni e rimane oggi uno dei misteri non risolti grandi. è, tuttavia, attivamente essendo studiando ed i progressi stanno realizzare ogni giorno.

Come impariamo circa gli amminoacidi, è importante da tenere presente che una delle motivazioni più importanti capire la struttura e le proprietà dell'amminoacido deve potere capire la struttura e le proprietà della proteina. Vedremo che le caratteristiche notevolmente complesse di persino un piccolo, relativamente semplici, proteina sono un composto delle proprietà degli amminoacidi che contengono la proteina.


Aminoacidi essenziali

Gli esseri umani possono produrre 10 dei 20 amminoacidi. L'altri devono essere forniti nell'alimento. L'omissione di ottenere abbastanza di 1 uniforme dei 10 amminoacidi essenziali, quelli a che non possiamo fare, non provochiamo la degradazione del proteina-muscolo del corpo e così avanti- ottiene l'un amminoacido che è necessario. Diverso di grasso e di amido, il corpo umano non immagazzina gli amminoacidi eccedenti per successivamente usa -gli amminoacidi deve essere nell'alimento ogni giorno.

Perchè studiare queste strutture e le loro proprietà?
è critico che tutti gli allievi delle scienze biologiche conoscono bene la struttura e la chimica degli amminoacidi e di altri blocchetti di costruzione delle molecole biologiche. Altrimenti, è impossible da pensare assennatamente o comunicare circa le proteine e gli enzimi, o gli acidi nucleici
 

Amino Acids
   Alanine
   
Arginine
   
Asparagine
   
Aspartic acid
   
Cysteine
   
Glutamic acid
   
Glutamine
   
Glycine
   
Histidine
   
Isoleucine
   
Leucine
   
Lysine
   
Methionine
   
Phenylalanine
   
Proline
   
Serine
   
Threonine
   
Tryptophan
   
Tyrosine
   
Valine

Atoms in Amino Acids
Legend describing the atoms of hydrogen, carbon, nitrogen, oxygen and sulfur found in amino acids

 

 

 

 

 
 Integratori alimentari e supplementi

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In uno stile di vita sempre più frenetico, dove il tempo da dedicare ai pasti scende nella lista delle priorità, la domanda e l’utilizzo di integratori alimentari aumentano. Gli integratori alimentari sono fonti concentrate di nutrienti o altre sostanze con qualità nutrizionali o fisiologiche. Li si assume per integrare i nutrienti forniti dalla normale dieta. Sono disponibili in pratici formati: compresse, tavolette, capsule o liquidi, in dosi specifiche.Fino a poco tempo fa, gli integratori alimentari erano soggetti a leggi diverse nei vari paesi dell’Unione Europea. Dal 31 luglio 2003, invece, gli Stati Membri sono tenuti a rispettare una direttiva europea che specifica l’elenco delle vitamine e dei minerali che possono essere utilizzati per produrre integratori e ne precisa la forma. Questa disposizione autorizza la Commissione Europea a limitare la quantità di vitamine e minerali contenuti negli integratori e armonizza le norme in materia di etichettatura.

Che cosa ci devono dire le etichette?
Uno dei principali obiettivi della legislazione europea sugli integratori alimentari è creare un mercato europeo comune per questi prodotti. Questo significa che i produttori lavoreranno a parità di condizioni e che i consumatori avranno quindi la garanzia di prodotti comparabili in qualsiasi parte d’Europa li acquistino.

 

Prodotti comparabili significa anche etichettatura comparabile. La legislazione europea prevede che tutti i produttori dichiarino sulle etichette che un determinato prodotto è un “integratore alimentare”, indichino le categorie di nutrienti che contiene (es. vitamine, minerali), la dose quotidiana raccomandata e un avvertimento a non superare tale quantità.

Le confezioni non devono dichiarare che gli integratori alimentari possono essere utilizzati per sostituire una dieta sana e bilanciata, né sostenere di poter trattare o curare alcuna malattia. Le etichette devono anche indicare chiaramente che questi prodotti devono essere tenuti fuori dalla portata dei bambini piccoli.

Se gli integratori alimentari possono costituire un modo pratico per integrare nutrienti che possono mancare nella dieta, queste sostanze non devono essere l’unica fonte supplementare di vitamine e minerali.Un altro mercato in espansione è quello degli alimenti fortificati.

Gli alimenti fortificati
Gli alimenti fortificati sono prodotti alimentari a cui sono stati aggiunti nutrienti integrativi. Le ragioni di queste aggiunte possono essere diverse: ad esempio per ripristinare i nutrienti persi durante i processi di produzione, lavorazione e immagazzinamento del prodotto, per fornire ad alimenti sostitutivi di altri alimenti un valore nutritivo simile (per esempio l’aggiunta alla margarina di vitamine presenti nel burro) oppure per arricchire alimenti che già contengono, o non contengono all’origine, determinati nutrienti.

Come per gli integratori, l’Unione Europea sta elaborando una normativa per armonizzare i requisiti degli alimenti fortificati. Oltre ad elencare le vitamine e i minerali che possono essere aggiunti ai cibi, si prevede che la legislazione regolamenti gli alimenti a cui possono essere aggiunti.

Poiché i consumatori possono percepire i prodotti che riportano questo tipo di dicitura come alimenti "buoni", il legislatore ritiene necessario limitare l’uso di queste indicazioni su alcuni alimenti sulla base del loro profilo nutrizionale.


Alimenti e medicine

La legislazione europea definisce i prodotti medicinali come sostanze per la cura o la prevenzione delle malattie dell’uomo. Le medicine sono sostanze rigorosamente regolamentate e spesso possono essere ottenute soltanto con la prescrizione di un medico. Tuttavia, gli alimenti fortificati e gli integratori non possono essere proposti per il trattamento o la cura delle malattie.

Una fonte aggiuntiva di vitamine e minerali
Gli integratori alimentari e gli alimenti fortificati sono un modo per porre rimedio all’assunzione insufficiente di determinati nutrienti dall’alimentazione. Questa carenza può risultare da una serie di fattori, per esempio, di tipo dietetico, sociale, culturale ed estetico. Secondo David Byrne, Commissario UE per la Salute e la Tutela dei Consumatori, “dobbiamo essere chiari sul fatto che una dieta varia rimane la migliore soluzione per un corretto sviluppo e per una vita sana.

Gli integratori alimentari servono principalmente a compensare l’assunzione inadeguata di nutrienti essenziali in determinate persone o in specifici gruppi di popolazione, o, in alcuni casi, per incrementare l’assunzione di tali nutrienti. Le etichette riportate su questi prodotti devono fornire ai consumatori informazioni adeguate e chiare sul modo di usarli e di non usarli.”
 

 

 

 

 Qualità dell'acqua

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Buon giorno,” disse il piccolo principe.

“Buon giorno,” disse il mercante.

Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.

“Perché vendi questa roba?” disse il piccolo principe.

“E’ una grossa economia di tempo,” disse il mercante. “Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatré minuti alla settimana.”

“E che cosa se ne fa di questi cinquantatré minuti?”

“Se ne fa quel che si vuole…”

“Io,” disse il piccolo principe, “se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…”

 

Antoine de Saint-Exupéry  “Le petit prince”  CAP XXIII

 

 

L'idea di una medicina universale e pertanto Ortomolecolare esisteva anche tra i Greci, come si riscontra in un trattato apocrifo del medico-filosofo Ostane (maestro ed iniziatore di Democrito) e citato da Plinio il Giovane, Ippocrate ed Erodoto nel quale si tratta di un'Acqua Divina, dotata di meravigliose proprietà: Essa guarisce tutte le malattie; con essa gli occhi dei ciechi vedono, le orecchie dei sordi odono, i muti parlano.

Bere e mangiare bene uniscono corpo e spirito. Questo antico aforisma era già noto agli antichi romani e prima di loro ad altre civiltà. Come è noto, le riunioni conviviali, come un buon pranzo, rallegrano non solo il corpo, ma anche lo spirito. Ma è proprio vero? Se ci osserviamo prima, durante e dopo il pasto qualche dubbio ci assale. Escluse naturali eccezioni, mangiare e bere dovrebbero conferire energia, forza ed equilibrio al complesso sistema "mente - corpo" eppure gli uomini appaiono piuttosto stressati e di malumore.

Un'altro detto dall'Oriente dice: Noi siamo quello che mangiamo_ ma specialmente quello che beviamo!

Quindi, tutto quello che l'uomo mangia e beve è anche parte della sua malattia, dove l'acqua costituisce un'importanza fondamentale.

L'acqua è il liquido più importante su questo pianeta; senza acqua nessuna vita può esistere. Già nell'antichità la vita si regolò secondo la bontà dell'acqua. Perfino Aristotele (384 - 322 a.C.) segnalò l'importanza dell'acqua nella sua opera "Politica" ed Ippocrate nel "Trattato delle terre delle acque e dei luoghi" considera le acque addirittura responsabili della strutturazione caratteriale. Quello di cui il nostro corpo ha maggiormente bisogno, anche per la nostra salute, è più importante. E questo è la qualità dell'acqua e dell'aria. L'uomo alla sua nascita è composto quasi per il 90% di acqua. Con l'invecchiamento la percentuale diminuisce fino al 60%. Il compito principale dell'acqua nel corpo è quello di fungere da mezzo di trasporto e da solvente.

Vista l'alta parte di acqua presente nel nostro organismo, non può essere indifferente di che qualità è l'acqua potabile, tanto più che il fabbisogno di acqua viene coperto principalmente con l'assunzione giornaliera.

Pensate che l'uomo durante la vita beve una quantità di acqua circa 600 volte superiore al suo peso corporeo.

Possiamo vivere per settimane senza mangiare, ma solo pochi giorni senza bere. Purtroppo è poco diffusa l'importanza della qualità dell'acqua rispetto alla salute dell'uomo.

Pasteur disse: "Noi beviamo il 90% delle nostre malattie".

Perché la nostra salute è così precaria ed in peggioramento costante? Perché, ad esempio negli Stati Uniti ed in Australia, la situazione è ancora meno confortante che in Europa? Perché si vive meglio e più a lungo nelle zone dove la cosiddetta civilizzazione non ha ancora preso piede, nonostante le migliorate condizioni igieniche di vita ed il progresso scientifico inoppugnabile della medicina e della chirurgia. L'idrologo francese Prof. Louis-Claude Vincent era consulente del governo francese e come tale aveva a disposizione tutte le statistische di malattie e di mortalità in Francia, ma anche in Europa e negli Stati Uniti. Il suo lavoro statistico pluriennale dimostrava chiaramente l'esistenza di una relazione fra le qualità dell'acqua potabile di una popolazione e il tasso di mortalità. _ interessante osservare che il tasso medio di mortalità su 100.000 abitanti in Francia nel periodo 1962-1974.

Parigi è appena sotto il tasso medio e precisamente a 1100. Più elevato risulta, per esempio Mulhouse in Alsazia con 1340, mentre il tasso più alto lo troviamo a Roubaix, città industriale, precisamente a 1520. Al contrario, Avignon e Metz hanno un tasso 1040; Grenoble, invece, che sta nelle Alpi, presente un tasso di solo 850. In un'altra città, che il Prof. Vincent non ha mai nominato, il tasso è addirittura solo di 650. Esiste quindi una zona in Francia dove si muore per il 50% in meno rispetto al resto della nazione mentre a Roubaix si muore 2,5 volte in più.

Questa statistica mostra chiaramente che "più pura è l'acqua potabile, più basso è il tasso di mortalità".

Nelle zone che stanno sulla media francese, l'acqua è trattata, clorata e con un contenuto di calcio progressivamente aumentato.

Nelle zone con un tasso di mortalità alto abbiamo un'acqua molto calcarea, chimicamente trattata e clorata e contemporaneamente l'acqua superficiale è inquinata chimicamente dall'industria e dall'agricoltura.

L'acqua dura, inquinata, trattata e clorata è direttamente connessa con un aumentato tasso di malattia e rispettivamente di mortalità. Il cancro e le malattie circolatorie, come si sa, oggi sono la causa principale dei casi di malattia e di morte nei paesi cosiddetti "civilizzati". La presenza di nitriti nell'acqua inquinata dai fertilizzanti usati nell'agricoltura, sono una delle cause dei tumori intestinali negli adulti. Le acque in Italia non dovrebbero contenerne più di 50 mg/litro, per non aumentare il rischio di un eventuale tumore, ma fatta la legge, come si suol dire_ trovato l'inganno poiché un "opportuno" decreto sancisce ora un ulteriore tollerabilità fino a 75 mg/litro di questo veleno da tavola. I nitrati sono particolarmente pericolosi per i bambini piccoli; l'alluminio è implicato nella patogenesi della demenza senile (Morbo di Alzheimer) mentre il fluoruro scatena una miriade di altri problemi.

Il cloro utilizzato per disinfettare l'acqua potabile negli USA sembrerebbe implicato nelle tendenze aggressive ed omicide dei "serial killers" (autori di strage), secondo recenti studi americani!

Queste e tante altre sostanze ancora, presenti anche in minimi quantitativi nelle acque che beviamo, sono responsabili di tumori e mutazioni genetiche. Nel periodo 1920-1950 le malattie circolatorie sono aumentate notevolmente non solo nelle città francesi ma anche negli USA.

Solo nella città di Riom si è riscontrata una diminuzione notevole a partire dal 1932. Cos'era successo? Nel 1932 a Riom era stata sostituita la pessima acqua potabile con un'acqua pura, poco mineralizzata. La conseguenza è stata che non solo le malattie circolatorie diminuirono rapidamente, ma anche il rischio di cancro. Tutte le acque poco mineralizzate, che provengono dalla profondità della terra e che sono pure all'origine, hanno un effetto protettivo nei confronti di trombosi e cancro. Di conseguenza, un'acqua pura e naturale originariamente senza aggiunta di sostanze chimiche può diminuire il tasso di malattia e mortalità a causa di tumori e malattie circolatorie e non solo queste. Ritengo a proposito "illuminante" l'incontro con un personaggio di spicco nell'attuale firmamento scientifico che tramite la sua dedizione e scrupolosità nella ricerca ha contribuito in maniera determinante alla attuale conoscenza nel settore della Medicina Ortomolecolare, con particolare riferimento al settore idrologico. Si tratta di Louis Claude Vincent che sono orgoglioso di ospitare ad honorem nell'Associazione Internazionale di Medicina Ortomolecolare, che ha contribuito notevolmente alla stesura di questi dati idrologici.
 

 

 
 Consigli Ortomolecolari per dimagrire

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  1. Eseguite un test di compatibilità alimentare per verificare eventuali intolleranze

  2. Se la fame incalza ... bevete acqua; è un anorettico naturale, bevetene molta, specialmente quando sentite i "crampi" della fame, con 2-3 capsule di anorettici riempitivi a base di glucomannano e kelp; vi daranno un po' di tregua. Nelle emergenze mangiate carote, finocchio o una costa di sedano... fino a sazietà; non saziatevi con il pane ad inizio pasto

  3. Servite piccole porzioni, non servitevi nuovamente, magari lasciando qualche cosa nel piatto; il galateo soffrirà, ma il grasso sparirà

  4. Al ristorante ordinate insalata non condita, carne, o, ancor meglio, pesci grigliati, verdure lesse, crude o cotte al vapore; non prendete né formaggio, né dessert, né frutta perché sono incompatibili con gli altri alimenti

  5. Consumate la frutta lontano dai pasti, senza assortirla mai (non più di 3-5 pezzi al dì), escludete banane, frutta secca o sciroppata

  6. Evitate lo yogurt; sebbene sia stato pubblicizzato come l'alimento perfetto in realtà così non è poiché è ricco di grassi animali e sebbene al naturale possieda 154 calorie per vasetto circa l'80% dello yogurt consumato viene zuccherato e arricchito ai gusti di frutta, tanto da raggiungere le 270 calorie per vasetto (poco meno di un piatto di pasta). Inoltre, recenti studi hanno dimostrato che questo alimento contiene elevate percentuali di galattosio (si tratta di un monosaccaride meno solubile e meno dolce del glucosio), circa il 22-24%, ed è stata appurata una relazione tra galattosio contenuto nello yogurt ed insorgenza di cataratta. Non c'è nulla di magico e di salutare nello yogurt. Come tutti i derivati del latte sarebbe meglio evitarlo

  7. Mangiate il più possibile alimenti crudi, freschi, integrali, non raffinati; rifiutate invece i cibi che cominciano a marcire o a deteriorarsi, che non sono idonei al consumo perché ricchi di tossine nocive (carne frollata, pesce troppo odoroso, verdure e frutta annerite, pane ammuffito, cibi troppo cotti, cibi fritti)

  8. Mescolate insieme diversi tipi di oli vegetali (oliva, arachidi, mais, germe di grano, sesamo) per fornire all'organismo il giusto dosaggio di acidi grassi esterificati (EFA - protettori delle arterie contro il colesterolo) ed utilizzateli per condire e cucinare

  9. Evitate i chewing-gum; non solo perché danneggiano lo smalto dei denti, predisponendo all'insorgenza di carie, ma perché aumentano la produzione dei succhi gastrici in conseguenza dell'ipersecrezione salivare che provocano, preparando lo stomaco a ricevere degli alimenti fantasma

  10. Sostituite l'aperitivo con una centrifuga di verdura o un bel bicchiere d'acqua con una scorza di limone (vedi capitolo sulle acque)

  11. Eliminate qualsiasi forma di alcolici e superalcolici. Nessuna dieta che si rispetti può tollerare più di 1/2 bicchiere per pasto di vino bianco secco e diluito con altrettanta acqua. Ricordate che con l'alcol non si dimagrisce!

  12. Non mangiate salatini, noccioline; se avete ospiti offrite invece delle "crudités" (finocchi, carote, ravanelli, cetrioli)

  13. Rinunciate al caffé, almeno a quello del mattino; sostituitelo con 2 capsule di Vitamina C Multielementi, vi darà la stessa forza. Bevete acqua a temperatura ambiente, l'organismo ne ha bisogno! Noi siamo fatti di acqua; non meritiamo di essere avvelenati appena alzati! Al limite, bevete del caffé d'orzo o delle tisane

  14. Visto che avete già eliminato il caffé, che ne direste di smettere anche di fumare?

  15. Digiunate periodicamente almeno 1 giorno alla settimana. Il digiuno terapeutico consiste nella completa astinenza da tutti i cibi esclusi gli aminoacidi, che non vanno mai interrotti, e l'acqua, allo scopo di mantenere o ripristinare la salute. Molti organi sono superaffaticati ed iperstimolati, indeboliti attraverso l'uso costante di cibi scorretti ed eccessive quantità di alimenti. In questo giorno bevete almeno 3 litri di acqua

  16. Non introducete più di 30 grammi di proteine al giorno ... un hamburger ne contiene circa 80

  17. Se volete dimagrire solamente un po', cominciate con l'eliminare lo zucchero nel caffé

  18. Eliminate il dessert al termine del pasto perché rallenta la digestione

  19. Svuotate armadietti e frigoriferi dai cibi incriminati, troppo nutrienti, tipo burro, biscotti, cioccolato, caramelle. Se vi assale il desiderio improvviso, anche se la psiche è debole, sarà impossibile soddisfarlo e lo dimenticherete subito

  20. Stilate un diario alimentare dettagliato delle vostre abitudini settimanali, includendo gli orari, il luogo e il numero dei pasti assunti e con l'ausilio della tabella contacalorie verificate quante calorie avete introdotto... e meditate!

  21. Imparate a leggere le etichette in modo da evitare i prodotti che contengono sostanze ingrassanti o nocive. Verificate nei formaggi e nel latte le percentuali di materie grasse. Controllate quanto zucchero contengono certe preparazioni, magari mascherato sotto lo pseudonimo di glucosio, fruttosio, galattosio, saccarosio, insomma attenti al suffisso "osio" perché è sinonimo di zucchero, quindi di calorie gratuite. Il 60% degli obesi è depresso perché fa un uso eccessivo di saccarosio nella dieta; è stato coniato a proposito un nuovo termine abbinato alla depressione, carbo-depressione. Ricercate quanto sale è contenuto nei cibi, specialmente quelli in scatola (meglio evitarli), ed il sodio (sale) delle acque. Controllate la presenza di coloranti e conservanti (sono veleni). Verificate le date limite di vendita o di consumo dei prodotti freschi imballati, non vergognatevi di rivolgere domande sulla provenienza, la fabbricazione e la qualità dei prodotti che vi sono proposti

  22. Frequentate erboristerie, negozi di dietetica: sono interessanti e vi aiuteranno a costruirvi una cultura alimentare (sempre che non l'abbiate già, beninteso!)

  23. Fate il giro largo per evitare di passare vicino ad una pasticceria o una vetrina di alimentazione particolarmente seducente. Evitate di darvi appuntamenti nelle prossimità di bar particolarmente forniti ed evitate le cene di lavoro (il pasto è un'oasi di relax, guai a portarsi appresso anche il problemi di lavoro); se proprio non ne potete fare a meno, selezionate voi un ristorante dietetico o vegetariano (con il pretesto di una scelta originale) o, in casi estremi, nulla è perduto: simulate una colica e richiedete al posto del primo una porzione di verdure bollite condite con olio e limone. Qualsiasi ristorante potrà accontentare cristianamente un povero malato convalescente ...

  24. Non si dimagrisce in 24 ore: se volete perdere un chilo e dopo 24 ore di digiuno di frutta o di proteine la bilancia vi soddisfa, non festeggiate con un bicchiere di vino perché l'indomani riapparirebbe il chiletto perduto. Concedetevi innanzitutto due o tre giorni di stabilizzazione ponderale con pasti ipocalorici ed iperproteici. Eseguite lo studio della composizione corporea presso un centro specializzato, per controllare regolarmente il vostro dimagrimento.

  25. Non riprendete a spizzicare qua e là: se avete peccato... non peccate più! Se avete ceduto ad una specialità gastronomica della mamma o ad un gelato di troppo, non vi abbandonate pensando: "A questo punto, tanto vale continuare"; un biscotto o uno strappo alla regola possono essere ricuciti ... non certo uno squarcio

  26. Se vi alzate di notte per fare razzie notturne nel frigorifero (bulimia notturna), chiudete a chiave la cucina ed affidate le chiavi da nascondere (in un luogo a voi sconosciuto) a un vostro collaboratore familiare oppure, se vivete soli, riponetele nella cassetta delle lettere o addirittura in macchina; se non altro brucerete un po' di calorie con il moto necessario per recuperarle

  27. Considerate una dieta non come un castigo celeste, ma come un sistema di rieducazione alimentare e studiate (magari questo libro, se vi piace) per capire come funziona questa splendida macchina che è il corpo umano.

  28. Se tendete all'obesità ritenetevi fortunati di essere in procinto di affrontare una dieta; la vostra salute ne guadagnerà

  29. Dopo il parto la donna dimagrisce fisiologicamente e più facilmente se allatta il suo neonato al seno materno poiché le riserve di grasso sono utilizzate per la produzione del latte

  30. Fate attività motoria, camminate molto, utilizzate poco la macchina, evitate il traffico, magari tradendo le quattro ruote per una alternativa come la bicicletta (il sistema cardiocircolatorio e la vostra puntualità, oltre che il peso corporeo ne beneficeranno). Salite le scale a piedi (a meno che non abitiate al pianterreno!). Fate ogni giorno il vostro letto a fondo, lucidate i mobili a mano, scopate, lucidate le scarpe, battete i tappeti, giocate a pallone con i vostri figli. Fate 30 minuti di cyclette al mattino al risveglio, con dei bermuda in neoprene, previa assunzione di una razione di aminoacidi di, vitamine e minerali.

  31. Fate spesso l'amore, magari con inventiva ...

  32. Fate tutte le mattine appena alzati (prima della colazione) 30 minuti di cyclette (cominciando con 10 minuti la 1ª settimana, 20 minuti la 2ª settimana) ben coperti, leggendo il vostro libro o giornale preferito sentendo musica o facendo quelle telefonate che non vorreste fare, durante la vostra giornata di lavoro; sarete meno tesi, più sereni, perché nulla più dell'esercizio fisico moderato al risveglio riesce a stimolare le difese antistress e la funzione della tiroide (la ghiandola che brucia i grassi)

  33. Pesatevi solo due volte alla settimana, al mattino a digiuno dopo aver evacuato l'intestino e senza vestiti; non cedete all'ossessione della bilancia poiché pesandovi giornalmente constaterete delle escursioni di peso, anche di alcune centinai di grammi, dovute alla ritenzione d'acqua provocata da fenomeni fisici (incompatibilità alimentari, stress, flusso mestruale, attività fisica, temperatura esterna, umidità), il che vi potrebbe deprimere psicologicamente

  34. Se fate attività fisica, parallelamente alla diminuzione del giro vita potreste riscontrare un aumento di peso; non vi preoccupate, perché il tessuto adiposo si riduce per l'aumentato dispendio calorico ma quello muscolare si arricchisce di uno zucchero (il glucosio) che ha una grande affinità per l'acqua. Con l'ausilio della plicometria computerizzata (Medicomp) si possono documentare durante la dieta tutte queste escursioni del muscolo e del grasso.L'ideale sarebbe eseguire questo tipo di analisi almeno ogni 7 giorni di cura. Ricordate comunque che nessuno ha un peso veramente stabile. Una variabilità di 1-2 chilogrammi giornalieri è da considerarsi nell'ambito del fisiologico, specialmente se praticate sport

  35. Evitate di saltare i pasti e nel caso vi siate costretti assumete comunque i vostri supplementi aminoacidi e vitaminico-minerali giornalieri

  36. Assumete i supplementi sempre con molta acqua, almeno 250 cc., o centrifughe spremute di verdure o frutta; non utilizzate mai bevande calde, latte o derivati perché rallenterebbero l'assorbimento dei nutrienti facendoli ristagnare troppo a lungo nello stomaco, dove l'assorbimento si realizza solo per un 10% del totale

  37. Per dimagrire è opportuno assumere i supplementi circa 60 minuti prima dei pasti principali (a stomaco vuoto). Se siete vegetariani, durante i pasti, per compensare le carenze aminoacidiche di questo tipo di regime dietetico. Se volete aumentare di peso, invece, assumeteli al termine del pasto

  38. Eliminate dalla vostra alimentazione i prodotti caseari compreso lo yogurt, i formaggi ed il latte in genere, poiché sono responsabili delle principali incompatibilità alimentari. Acidificare troppo l'organismo facilita la dispersione del sodio e del calcio

  39. Prima, durante e dopo la dieta consultatevi con il vostro medico per farvi prescrivere delle analisi; l'ideale sarebbe richiedere un test specifico per scoprire i cibi tossici da escludere dalla vostra alimentazione

  40. Non riponete cieca fiducia nei farmaci. I medicinali utilizzati per ridurre l'appetito sono spesso sintomatici e non curano la causa. Ogni prodotto chimico utilizzato viene legato a conservanti, eccipienti e coloranti spesso più tossici dei farmaci stessi. Sedativi e calmanti possono provocare disturbi epatici, renali e del comportamento, ipertensione, confusione mentale ecc.
    I lassativi irritano l'intestino e provocano dispersioni di vitamine, sali minerali ed aminoacidi. Le anfetamine sono farmaci da bandire completamente per gli effetti ipertensivi e cardiocircolatori provocati. _ preferibile utilizzare aminoacidi, come la L. Fenilalanina, che agiscono centralmente regolando la secrezione di colestochinina (CCK) ed inibendo fisiologicamente l'appetito senza sconvolgere l'equilibrio dell'organismo. A proposito, utilizzate solo prodotti migliori, di IV gruppo farmaceutico, purissimi ed approvati dalla FDA americana (Food and Drug Administration), non essendo ancora disponibili in Italia delle legislazioni attendibili sugli aminoacidi

  41. Ricordate sempre che il vostro corpo può guarire da solo purché gli sia consentito di mantenere un perfetto equilibrio alimentare garantito dalla contemporanea presenza del giusto rapporto di aminoacidi, vitamine e sali minerali

  42. Fino a che si parla di efficienza di un'automobile, nulla da eccepire sulla necessità di rifornirla di carburante, di olio lubrificante, pneumatici ecc., ma come mai questa logica razionale non ci assiste allorché si parla di messa a punto delle efficienza metabolica del corpo umano? Come pretendereste di sostenere il lungo viaggio di una dieta senza il giusto apporto di nutrienti? Pensate che con gli aminoacidi è possibile tollerare, senza fatica e senza danni, diete ipocaloriche (di 500-700 calorie) altrimenti improponibili se non per brevissimi periodi, ed in casi più che assistiti dal punto di vista medico. L'utilizzo del multipack (che include vitamine, aminoacidi e sali minerali in monodose) è decisamente rivoluzionaria perché di facile gestione da parte del paziente che può portarlo comodamente in tasca assumendolo 60 minuti prima del pasto, mantenendo così un perfetto equilibrio alimentare

  43. Imparate ad ascoltare voi stessi, siete voi il vostro miglior medico. Solo le vostre reazioni vi avvertono di ciò che va bene o male. Un po' di stanchezza, del mal di testa, un foruncolo, un desiderio od una repulsione verso un determinato cibo, possono essere dei segnali istintivi che la cultura sociale, cosiddetta del progresso, tende a mascherare con allettanti promesse pubblicitarie. Non mangiate, piuttosto che mangiare controvoglia! Il dolore, per esempio, è un campanello d'allarme che serve ad informarci che qualche cosa nella nostra macchina non funziona perfettamente; che senso ha staccare la chiave dei contatti se poi non risolviamo il problema radicalmente, che senso ha assumere farmaci se il problema viene soltanto posticipato nel tempo? L'aspirina, per esempio, uccide il dolore, ma a questo punto dobbiamo chiederci se è giusto. Il dolore non va forse ascoltato e rispettato? Purtroppo, l'industria farmaceutica non tiene conto delle esigenze del singolo, dell'individualità biochimica, unica ed irripetibile, che ognuno di noi rappresenta, bensì dell'utilità sociale che l'individuo riflette nel contesto lavorativo universale. L'importante è il recupero rapido dell'uomo come strumento di lavoro ed allora, giù farmaci, che come Attila distruggono, al loro passaggio, tutto quello che incontrano; poco importa se all'indomani il paziente imbottito di farmaci analgesici (contro il dolore) presenterà come effetto collaterale un'ulcera duodenale ... tanto la società ha già pronto il farmaco per sanare i danni provocati dai farmaci precedenti. Così il gioco è cominciato e tuttora si perpetua all'insegna della ricerca e dell'evoluzione scientifica. Chissà, forse domani, per la teoria dei corsi e ricorsi storici, verrà riciclato il concetto di "salute assoluta" come diritto naturale dell'umanità e ci accorgeremo con stupore che siamo ammalati della nostra stessa civiltà.

IMPORTANTE: Le informazioni qui fornite sono registrate e tutelate dai diritti d'autore e sono di natura generale e a scopo puramente divulgativo, e non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico abilitato (cioè un laureato in medicina abilitato alla professione) o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, farmacisti, fisioterapisti, e così via).

Contatta A.I.M.O. per definire la tua dieta personalizzata e riconquistare la forma migliore

 

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QUALE è LA DIETA PIÚ ADATTA A TE?

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Molte persone hanno già provato tantissime diete, ad alto contenuto di proteine, a basso contenuto di grassi, e chissà quante altre, senza mai ottenere grandi risultati.

Eppure dalle ultime ricerche arriva una speranza: a fare la differenza non è la dieta, ma quanto si mangia. Troppo semplice dite? Eppure il Prof Adolfo Panfili professore presso L’Università La Sapienza, autore di bestellers sull’alimentazione che confermare proprio questa teoria, concludendo che la dieta migliore è proprio quella che prevede una restrizione calorica costante e controllata. Per restrizione calorica ci riferiamo ad una riduzione di peso del 20-30 %, non intendendo però uno stato di malnutrizione.

Le ricerche mostrano che una riduzione fino al 30% di sostanze altamente nutritive, ricche di carboidrati, glucidi e grassi, favorisce un miglioramento della salute ed un allungamento della vita con una minor incidenza di malattie croniche tipiche della società occidentale come le patologie cardiovascolari, l’obesità e il cancro.

Sulla rivista Science, recentemente, è stato pubblicato un esperimento condotto nell’arco di trenta anni su un gruppo di scimmie. I primati sono stati sottoposti ad una riduzione dell’apporto calorico del 30% che ha prodotto un allungamento della vita e una riduzione dell’insorgenza delle problematiche di cui vi dicevo, nonché di malattie neurologiche come l’ Alzheimer.

La soluzione sembra talmente ovvia da non lasciare dubbi sulla sua veridicità, eppure come tutte le cose, anche questa teoria ha il rovescio della medaglia. Il fatto è che non solo non è semplice selezionare gli alimenti per tipologia e quantità tali da ridurre le calorie contenute nei nostri pasti senza sbilanciare l'equilibrio fra valori nutritivi assunti e calorie buciate, ma oltretutto ridurre drasticamente la quantità di cibo ingerito è proprio la causa maggiore che porta chi ha intrapreso una dieta ad abbandonarla.

Secondo il prof Panfili cambiare stile alimentare dovrebbe essere un processo lento e graduale, sia per abituare il fisico a sostenere il nuovo regime dietetico nel tempo, e sia per evitare la mortificazione e il nervosismo dettati da una improvvisa mancanza di cibo.

Invece di puntare a grandi risultati in poco tempo, sarebbe meglio cercare di raggiungere degli obbiettivi realistici soprattutto considerando i vantaggi in termini di salute.

 

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Perché l’obesità è un disturbo cosi frequente?

 

L’obesità è una malattia del benessere che arriva ad interessare fino ad un terzo della popolazione; in passato era vista come un segno di prosperità, oggi invece è valutata con preoccupazione.


Sin dagli albori della storia umana, la principale preoccupazione dell’uomo è stata quella di procurarsi il cibo; questo ha selezionato nel corso dei millenni, soggetti che sono capaci di sopravvivere anche se il cibo è scarso: Esporre quindi questi soggetti ad un’alimentazione anche appena sovrabbondante produce un incremento di peso che difficilmente cede alle restrizioni dietetiche.

 

Il sovrappeso e l’obesità non rappresentano soltanto un danno estetico ma espongono al rischio di sviluppare ed aggravare diverse malattie come cardiopatie ed affezioni vascolari, diabete mellito tipo II, neoplasie, disturbi respiratori, artropatie degenerative, alterazioni a carico della sfera sessuale e riproduttiva, ed alterazioni del tono dell’umore e dell’autostima.  Si definisce Soprappeso quando l’indice di massa corporea ( BMI, che si ottiene dal rapporto tra il peso e l’altezza in metri al quadrato) è compreso tra 25 e 29,9 e Obesità quando il BMI è maggiore di 30.

 

E’ importante quindi in prima istanza distinguere un paziente preoccupato del proprio peso corporeo e identificarlo in un problema non medico ma estetico ( come il sovrappeso) oppure etichettarlo come malato ( quindi obeso) e quindi valutare la presenza o meno di fattori di rischio, come:

  • Anamnesi e studio accurato delle abitudini alimentari e dello stile di vita;

  • Esame obiettivo con misura dei parametri antropometrici con esame della composizione corporea;

  • Consigli terapeutici adatti ( in conformità ai problemi associati);

  • Identificazione dello sport più adatto all’età struttura fisica ed in base ad eventuali concomitanti patologie;

  • Impostazione di dentificazione dello sport più adatto all’età struttura fisica ed in base ad eventuali concomitanti patologie;

  • Purtroppo la lotta contro il “ grasso” è lunga e difficile,si intraprendono molte battaglie, ma alla fine medico e paziente possono vincere la guerra.


Il professor Panfili ha fornito il suo apporto tecnico alla commissione del Senato, presieduta dal Senatore Tomassini per la realizzazione della recente legge Tomassini-Cutrufo sull’Obesità ed è in grado di fornire delle diagnosi e delle strategie terapeutiche efficaci ed essenziali.

La visita che si svolge dopo un’attenta anamnesi alimentare, nutrizionale, si basa su di un esame obiettivo mirato ad individuare le possibili patologie associate( misurazione pressione arteriosa, misurazione antropometrica , studio della composizione corporea) e soprattutto i fattori di rischio correlati all’obesità

E’ noto per esempio che, secondo gli ultimi canoni internazionali, alcune semplici misurazioni in punti di repere precisi possono essere predittivi di sindrome metabolica, malattie cardiovascolari, diabete mellito, ipertensione arteriosa.

La presenza di un eccesso di tessuto adiposo in sede viscerale intraddominale è un fattore di rischio predittivo inidipendente di fattori di rischio e di morbosità. La circonferenza addominale è correlata positivamente con il grasso addominale ; essa fornisce un parametro clinico accettabile per valutare il grasso addominale del soggetto prima e durante il trattamento. Negli uomini il valore della circonferenza addominale predittivo di fattori di rischio è maggiore di 102 cm; nella donna maggiore di 88 cm. Tali valori perdono il loro potere predittivo in soggetti con BMI maggiore di 35, perché essi eccedono i suddetti cut-off.

L’esame della composizione corporea è un esame molto semplice dal punto di vista pratico che tramite il metodo antropometrico/plicometrico di Pollock consente di calcolare la percentuale di massa grassa, muscolare magra ed ossea, la percentuale di imbibizione idrica, ed in maniera predittiva i valori del metabolismo basale.

L’esame è di facile esecuzione e del tutto indolore si utilizzano un PC, un plicometro (x misurare lo spessore delle pliche adipose) un calibro(x misurare la dimensione ossea) ed un centimetro per misurare le principali circonferenze (addome, braccio, cosce).

L’importanza di tale esame è dovuto innanzi tutto al fatto che il calcolo della percentuale di massa muscolare ci aiuta ad escludere dal sovrappeso o dall’obesità i soggetti sportivi ( allenati amatoriali o professionisti, soprattutto in sport di tipo anaerobici come lo scatto e il fitness)che per tale motivo . hanno un peso superiore alla norma soltanto per il “ maggior peso” del muscolo rispetto al grasso.

Inoltre il calcolo del metabolismo basale ci indirizza verso la dieta ipocalorica più congrua e adatta dal momento che soggetti con maggiore capacità ( genetica o per stile di vita) di dispendio calorico non necessitano di diete ipocaloriche particolarmente restrittive per perdere peso.

L’obesità è una malattia ed una piaga sociale pertanto la raccomandazione di trattare il Soprappeso migliora senz’altro l’ aspettativa di vita, e riduce il rischio di mortalità.

Esistono prove consistenti del fatto che la perdita di peso, con cambiamento dello stile di vita in soggetti sovrappeso, si accompagna a riduzione dei livelli di trigliceridi ed aumento dei livelli di colesterolo LDL.

Il diabete mellito tipo II è una patologia associata dell’obesità soprattutto di quella a prevalente distribuzione viscerale. Dati trasversali sulla popolazione generale confermano l’associazione tra obesità e diabete mellito. Negli Stati Uniti l’80% dei pazienti affetti da diabete mellito non insulino dipendente è obeso. Nel Nurses Health Study il 61% dei casi di diabete è stato diagnosticato tra le donne con un BMI maggiore di 29. I soggetti con un BMI maggiore di 35 hanno un rischio 50,7 volte più elevato di sviluppare il diabete mellito rispetto ai soggetti con BMI minore di 23.


Il diabete ,mellito è una malattia molto grave per le complicanze evolutive negli anni ( neuropatia diabetica, problemi vascolari circolatori a livello retinico, degli arti superiori ed inferiori,problemi renali, defict erettili).

Qualora necessario si metterà in opera una vera e propria strategia terapeutica a complemento però di una corretta educazione alimentare ed un monitoraggio frequente della situazione clinica, umorale e strumentale ( prove della sensibilità cutanea, valori della creatininemia, emoglobina glicata e della fruttosamina ,esame urine ed esame del fundus oculi, ecc.)
 

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Endocrinologia pediatrica.

Importante questo aspetto; i bambini sono gli adulti di domani e devono crescere bene e sani, tenuto presente che ll’obesità in età pediatrica in Italia è in forte aumento.

Il livello di adiposità infantile per il quale aumenta la morbilità acuta e /o in epoche successive della vita è determinato su base reale . Le determinazioni dirette del contenuto di grasso corporeo , per esempio lo studio della composizione corporea sono mezzi utilizzati negli studi scientifici.

Tuttavia il BMI è facile da calcolare ed attualmente è entrato nell’uso per definire l’obesità clinica di bambini ed adolescenti. . E’ stato osservato un aumento del rischio di morte per malattie cardiovascolari negli adulti il cui BMI era superiore al 75° percentile nell’adolescenza. Sembra che l’obesità infantile aumenti sostanzialmente il rischio di morbilità successiva a prescindere dal fatto che l’obesità persista o meno nella vita adulta.Le basi genetiche dell’obesità sono state chiarite fino aun certo punto con la scoperta della leptina ,il prodotto del gene ob e l’aumento della conoscenza del ruolo dei neuropeptidi quali il POMC, il neuropeptide Y ed i recettori dell’ormone che concentra i melanociti ( per es MC4).

Fattori esogeni/ambientali contribuiscono ampiamente alla comparsa di adiposità corporea di grado elevato in epoche precoci della vita. Studi sui gemelli indicano che la tendenza all’obesità è per il 50% circa ereditaria. Ci sono numerose malattie compresi molti disturbi endocrini ( sindrome di Cushing, ipotiroidismo) e sindromi genetiche ( sindrome di Prader-Labhart-Willi, sindrome di Bardet Biedl) ) che possono manifestarsi con obesità. Tra le sequele più comuni dell’obesità infantile figurano l’ipertensione, la dislipidemia, la dorsalgia ed i problemi psicosociali.

Nei bambini è importante un trattamento psicologico e familiare ( educazione alimentare per tutta la famiglia) insistere sul cambiamento dello stile di vita.

Viene sottolineato il ruolo dell’attività fisica regolare e dei programmi di esercizio.

Importante infine, ma non ultima la diagnosi e la terapia dei disturbi del comportamento alimentare.

Tra questi vanno annoverati la bulimia nervoso con o senza meccanismi di compenso e l’anoressia mentale.

La bulimia nervosa con meccanismi di compenso è caratterizzata oltre che dall’atteggiamento compulsivo del paziente verso il cibo, da vomito autoindotto, abuso di lassativi, attività fisica strenua; questi pazienti giungono più tardivamente alla diagnosi perché mantengono un peso sostanzialmente normale.

Nel tempo si verficano lacerazioni alle mani e alle unghia, abrasione dei denti esofagiti gravi fino a vere e proprie rotture, diarreee profuse fino alla disidratazione.

L’anoressia mentale è una grave malattia che interessa soprattutto le giovani donne che cominciano ad alimentarsi sempre meno fino alla vera impossibilità ad assumere qualsiasi tipo di cibo; spesso l’inizio è una dieta restrittiva fatta magari autonomamente mirante a ricercare un modello lontano ( dettato dalla moda, dal cinema o dalla televisione) di magrezza e di benessere.

L’anoressia e la bulimia sono due facce della stessa medaglia; ragazze anoressiche talvolta sembrano guarite quando in realtà sono entrate nel circolo vizioso della bulimia,

Utile ed inderogabile l’ausilio dello psicoterapeuta e dello psichiatra; per collaborare insieme per diagnosticare e trattare questi gravi disturbi del comportamento alimentare
 

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 Dieta Ortomolecolare: la terapia dell'obesità

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Dieta aminointegrata base a basso contenuto di proteine ed elevato valore aminoplastico, ca 700 Kcal., indicata per abbassare la percentuale di tessuto adiposo ed incrementare quella del tessuto muscolare. Questa dieta è ad alto contenuto di fibre, da seguire solo per 3 settimane per raggiungere il peso forma, preferibilmente sotto controllo medico.


Colazione

350 g cocomero o 200 g pompelmo o 250 g ananas o 200 g di mele.

 

Metà mattino

150 g sedano (con limone) e bresaola 20 g o 200 g di carote o finocchi.

 

Pranzo

300 g scarola o 250 g asparagi o 200 g cicoria, 1/2 cucchiaino d'olio e limone. 70 g pollo o tacchino senza pelle oppure 50 g di sogliola o limanda o merluzzo.

 

Dopo 90 minuti

100 g fragole o 150 g pompelmo o 150 g ananas.

 

Metà pomeriggio

350 g di cocomero o 200 melone o 150 g ananas o 200 g pompelmo o 200 g di carote o finocchi.

 

Cena

lattuga g 400-500 o 300 g pomodori o 450 g spinaci o crescione, olio 1/2 cucchiaino e limone. Carne di bue 60 g solo 1 volta alla settimana o pollo o tacchino senza pelle g 70 o ancor meglio pesce: 70 g tonno scolato senz'olio, al naturale o 50 g di sogliola, limanda o merluzzo.

 

Dopo 60 minuti

frutta cotta senza zucchero 200 g pera o mela o cruda.

 

NOTA BENE

La dieta aminoacidica va realizzata in sinergia con l'assunzione di aminoacidi.

Incrementare il volume di cibi introdotti non calorici per indurre sazietà con minor introduzione di calorie.

Bere almeno 10 bicchieri di acqua Plose al dì, possibilmente lontano dai pasti.

 

 

 stampa la dieta >>>      

 


Nutrienti ed aminoacidi consigliati nell'obesità

 

Vitamina C: tale tipo di supplementazione è risultata utile in uno studio sperimentale eseguito su 41 donne che erano al di sopra del 50% del peso ideale e che avevano avuto pessimi risultati in seguito a programmi di riduzione dietetica; tale gruppo è stato sottoposto ad una somministrazione giornaliera di 3 grammi di acido ascorbico o, nel secondo gruppo, di placebo (non farmaco). Non sono state osservate restrizioni caloriche. Dopo sei settimane, il peso medio di riscontro nel gruppo sperimentale era diminuito di 2,53 Kg, in media, rispetto al gruppo di controllo, sottoposto a placebo, che presentava una perdita di soli 0,95 kg. per individuo. Tale differenza divenne ancora più eclatante nella seconda settimana di trattamento.
Coenzima Q: può essere carente. Tale enzima è in grado di migliorare l'utilizzazione degli acidi grassi a livello intramembranario nelle cellule del tessuto adiposo, ubiquitariamente distribuite.
Evening primrose oil: 2-4 grammi al dì. Tale miscela di acidi grassi essenziali sembra incrementare il patrimonio di grasso bruno dell'organismo, stimolando l'attività Mg++ —K+ —ATPasica, stimolando la perdita di peso con la dieta sinergica in un individuo su tre.
L Glutammina: è formidabile come tale aminoacido possa eliminare la compulsione carboidratica ovvero le crisi accessionali di appetito che si scatenano nell'organismo allorché gli zuccheri circolanti nel sangue si abbassano eccessivamente per rimbalzo insulinico, conseguentemente all'eccesso di carboidrati raffinati nella dieta.
L'acido glutammico, come il glucosio, rappresenta una preziosa fonte di energia per il cervello che non è in grado di penetrare la barriera emato-encefalica (posto di blocco situato nel sistema nervoso centrale che consente il transito di certe molecole e di altre no). La glutammina, d'altro canto, può tempestivamente penetrare tale barriera, convertendosi poi in acido glutammico.
L Triptofano: al di sopra dei quaranta anni di età il dosaggio di L Triptofano può essere aumentato fino a 4-5 g. Fondamentale utilizzare questo aminoacido abbinato a piridossina HCL (vitamina B6) ed Acido Nicotinico. L'abuso di triptofano può causare in soggetti con bassi livelli di albumina circolanti danni al metabolismo di importanti sostanze che trasmettono gli impulsi nervosi (neurotrasmettitori).
Il triptofano, essendo un aminoacido aromatico, interferisce con il metabolismo di altri aminoacidi aromatici (fenilalanina e tirosina) che non dovrebbero essere assunti in contemporanea.
L'uso di dosaggi superiori a quelli raccomandati richiede comunque un controllo tramite esami ematochimici delle proteine plasmatiche (albuminemia) e test degli aminoacidi. 2-3 grammi di triptofano assunti almeno 60 minuti prima di coricarsi consentono di ridurre le compulsioni carboidratiche notturne (razzie al frigorifero, più elegantemente conosciute come crisi bulimiche notturne).

 

 

 

 

 
 Test del DNA ed invecchiamento:  la Nutrigenomica

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“Siamo quello che mangiamo”, affermava Ippocrate ben 2400 anni fa anticipando l’importanza che l’alimentazione avrebbe avuto nelle generazioni future. Oggi l’aspettativa di vita si è molto allungata, l’età media è circa di 80-82 anni per la donna e poco meno per l’uomo, circa il doppio rispetto a quella di un secolo fa.

Sono comunque aumentate anche le malattie cronico degenerative (Parkinson, Alzheimer) tipiche dell’invecchiamento che non consentono di vivere, come dicono gli americani, un healthy longevity.

«La mappatura del DNA ci ha permesso di comprendere come i geni regolano la sintesi di proteine ed enzimi di ogni individuo» introducendo la rivoluzione della nutrigenomica, che studia i rapporti tra i nutrienti e il DNA.

Grazie a questa scienza si può definire un alimentazione personalizzata tarata sul proprio corredo genetico. Attraverso l’apporto di aminoacidi, vitamine e minerali , prodotti omotossicologici, ecc è possibile prevenire tutta una serie di malattie cronico-degenerative. In pratica secondo l’approccio juvenologico del prof Panfili per invecchiare bene la nostra dieta deve adattarsi al ns corredo genetico. Scelte nutrizionali intelligenti, con l’ausilio di specifici nutrienti e integratori personalizzati possono migliorare le potenzialità genetiche individuali ed il destino genetico di ciascuno procrastinando o addirittura attivando le fnzioni tipiche della giovinezza.

L'educazione iuvenologica all'invecchiamento può essere perseguita anche studiando le buone abitudini alimentari degli altri. Il Giappone detiene il maggior numero di centenari, concentrato nell’isola di Okinawa. La loro dieta è basata su pesce, frutta, verdura, pochi grassi e sale. I loro apporto calorico è più basso del 30-40% rispetto agli occidentali, mentre l'apporto di flavonoidi è otto volte superiore a quello degli Stati Uniti. La maggior parte delle persone ha un indice di massa corporea compreso tra 18 e 22. I livelli ematici di omocisteina, uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare, e di colesterolo sono i più bassi del mondo. Attenzione ha anche destato il curry, come neuroprotettivo e contro l'Alzheimer. In India, grandi consumatori di questa spezie, la malattia è quasi inesistente. E’ ormai conosciuto il potere degli omega-3, estratti dal pesce, come anti-Alzheimer e antiaging: combattono lo stress ossidativo che produce radicali liberi, i killers delle nostre cellule. Quando però si supera il limite, si va in rosso bancario dal punto di vista immunitario e la soglia limite viene valicata . A questo punto occorre un apporto esterno di nutrienti mirato a riequilibrare la cellula consentendole di funzionare in maniera ottimale (ortomolecolatre, nda). Se la dieta è carente si deve ricorrere all’assunzione di integratori.
 

Il boom dei test genetici


Conoscere il proprio destino genetico per elaborare una dieta adattata al pattern cromosomico individuale è il perno della medicina ortomolecolare che il prof Panfili ha introdotto in Italia da più di vent’anni dopo aver avuto l’opportunità di formarsi con Linus Pauling il pluripremio Nobel che introdusse per primo questo tipo di approccio mda lui perfezionato e migliorato.

Oltre ai test del DNA, da poco arrivati anche in Italia, da anni il prof Panfili studia e diffonde nel mondo in qualità di Presidente dell’Associazione Internazionale di Medicina Ortomolecolare, l’individualità biochimica dei pazienti con l’ausilio dei tests degli aminoacidi che costituiscono le lettere dell’alfabeto con il quale il DNA ed i cromosomi si esprimono.

Grazie all’introduzione di queste tecnologie di analisi genetiche e tests aminoacidici a costi contenuti si può avere un’indicazione di carattere globale sul proprio stato di suscettibilità a una serie di patologie complesse e quindi correre ai ripari con un’adeguata prevenzione terapeutico-integtrativa personalizzata.

Fondamentale rammentare che se i geni determinano la vulnerabilità (il genotipo immutabile del DNA); lo stile d vita incluso il cibo che si consuma, l’acqua che si beve, l’aria che si respira e le sostanze tossiche alle quali ci si espone , determinano queste predisposizione (diatesi, nda) influenzando la qualità e la durata della vita (il fenotipo)Per questo è importante sostituire alla dieta standardizzata per tutti, un’alimentazione personalizzata, coadiuvata da integratori su misura, aminoacidi, vitamine, minerali ,fitofarmaci, ormoni naturali, come un abito sartoriale confezionato, non solo magri, ma sani per vivere meglio e più a lungo.

L’analisi genomica per la valutazione del rischio associata ai disordini e invecchiamento conseguente alle malattie è alla portata di tutti. Il prof Panfili preleva mediante un tampone il tessuto della mucosa orale, con un cotton fioc, sfregando per circa 20 volte la parte interna alla guancia sia dalla parte sinistra che destra. Si pone il tampone nel suo contenitore e si esegue il test genetico.

L’analisi genomica sul pannello esporrà quindi i cosiddetti polimorfismi genetici, fornendo informazioni sui disturbi associati a quattro aree: apparato osteoscheletrico (osteoporosi), apparato cardiovascolare (infarto miocardico, dislipidemia), metabolismo del glucosio (diabete di tipo 2), metabolismo ossidativo che riguarda i danni provocati dai radicali liberi. Ad integrazione di ciò lo studio degli aminoacidi urinari delle 24 ore consentirà di elaborarer una strategia personalizzata per gli integratori da assumere per via orale e per via parenterale. Dopo aver valutato la percentuale di grasso osso e muscolo infine si pianificherà una dieta in base ad un test mirato sulle proprie diatesi nutrizionali che secondo i più recenti studi nutrigenomici sarebbero influenzate dal cromosmoma 9 , che regola tra l’altro anche l’appartenenza al proprio determinato gruppo sanguigno che giocherebbe un ruolo strategico nella dieta vincente per la vita (vedi libro Gruppi Sanguigni e dieta di A Panfili e V. Mangani).

Il DNA testing richiede un piccolo prelievo di sangue venoso, come previsto per i comuni esami di routine laboratoristica. Dalle cellule ematiche viene estratto con metodi chimici il DNA, che può essere quindi sottoposto ad ulteriori screenings.

Attualmente, il procedimento più comunemente usato, che va sotto il nome di PCR (acronimo per Polymerase Chain Reaction, ossia "reazione chimica a catena mediata dalla DNA-polimerasi"), consiste nel produrre in modo opportuno milioni di copie del breve segmento di DNA che interessa, per poi poterlo sequenziale ed analizzare.

Si tratta di un segmento esiguo (200-500 nucleotidi) rispetto all'intero DNA (3 miliardi di nucleotidi) il che equivale alla proporzione che intercorre tra la strada del garage di casa e l’autostrada del sole. Come un novelo Sherlock Holmes la tecnica di PCR consente di trovare il classico "ago nel pagliaio", per poterlo esaminare.
L'analisi successiva può essere compiuta con metodi diversi, ma in ogni caso deve riuscire a verificare se il tratto di DNA esaminato sia o meno diverso da quello di riferimento, sia riguardo alla lunghezza del tratto (nucleotidi in eccesso od in difetto) oppure alla qualità dei nucleotidi stessi che lo costituiscono (sostituzioni).

Le diversità accertate in un segmento di DNA che sia parte di un gene vengono definite "mutazioni" (ossia cambiamenti) ed allorché a tali alterazioni corrispondono patologie eclatanti manifeste è lecito parlare di "mutazioni patogene". Insomma il DNA testing è un po’ come l’astrologia: “Astra inclinant, non necessitant !”.

Esistono inoltre anche mutazioni "non patogene", non necessariamente associate ad un'alterazione funzionale, né ad una predisposizione ad ammalarsi.

La diagnosi di DNA se non accompagnata alla valutazione della griglia aminaocidica individuale (dedotta dallo studio, peraltro molto complesso degli aminbaocidi urinari delle 24 ore, nda) eseguita con sistema HPLC(del quale ti ho fornito materiale informativo generale) perde di efficacia pratica e lievita inutilmente i costi dei trattamenti.

Inoltre a complicare le cose è il fatto che qualora non emerga alcuna alterazione, non si può escludere la possibilità che essa sia ugualmente presente, ma risulti non identificabile. E quindi, mentre l'identificazione di una particolare mutazione fornisce la prova che ci si trova di fronte alla patologia sospettata potenziale o attiva , il mancato ritrovamento di alterazioni a livello del DNA non consente di escludere l'ipotesi formulata dal medico che aveva richiesto inizialmente l'esame.

E' evidente che per fornire una prognosi di rischio ad una persona può essere necessario analizzare il DNA di più membri della famiglia. Alcuni di loro possono essere disposti a collaborare, altri no, e, di quelli disponibili, alcuni possono essere interessati a conoscere le informazioni sul propri DNA, altri meno. Inoltre, individui chiave per il successo dell'indagine possono essere già deceduti, o comunque irraggiungibili, il che porta a concludere che non sempre un'indagine familiare risulta facile e spesso non può svolgersi rapidamente.

Le indagini familiari hanno però il vantaggio di poter essere applicate con successo anche nei casi in cui il gene che causa la malattia non sia ancora conosciuto. E' sufficiente sapere su quale cromosoma esso sia localizzato: studiando la trasmissione di porzioni di DNA di quel cromosoma nei vari membri della famiglia è possibile dedurre in quali di essi sia verosimilmente "arrivato" il gene difettoso. Essendo infatti impossibile analizzare direttamente il DNA del gene (che è ancora sconosciuto), si può soltanto ottenere un'indicazione ragionevole, ma non certa.

E nonostante ciò, la diagnosi "indiretta" del DNA è spesso uno strumento indispensabile per poter fornire consulenza a persone appartenenti a famiglie nelle quali si sia verificato un caso di malattia genetica.

E' importante sottolineare in conclusione che negli ultimi cinque anni i progressi nella diagnosi del DNA sono stati enormi e che tuttora questo settore è in continuo sviluppo. Oggi è possibile lavorare su tali prospettive nell'ambito di moltissime malattie genetiche e a breve termine si pensa ad un ulteriore miglioramento, sia per quanto riguarda il numero delle patologie diagnosticabili, sia per quanto riguarda la precisione della diagnosi.
 

 

 

 Invecchiamento e DNA

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L'invecchiamento è direttamente correlato al danno del DNA, ma che cos'è il DNA?
Il DNA, o  acido  desossiribonucleico è la componente chimica all'interno del nucleo di tutte le cellule che veicolano istruzioni genetiche per sintetizzare organismi viventi L'invecchiamento si verifica nel DNA  con la sintesi di nuove cellule che assomigliano a quelle precedenti per identità in un processo analogo a quello della fotocopiatura Con il trascorrere del tempo, inquinamento, ambiente, fattori nutrizionali stile di vita erdità genetiche  erodono le infrastrutture cellulari.

Allorché la qualità delle nuove cellule degrada le molecule,  i  nutrienti e le sostanze chimiche che circolano all'interno e vicino alla cellula divengono carenti  nei vari nutrienti e minerali Tutto ciò può provocare un danno alle funzioni corporee e con il procedere del tempo accelerare i processi d'invecchiamento.

Il DNA di due individui è quasi identico al 99.9% , ma ciascun essere umano ( eccetto i gemelli monovulari identici )  è geneticamente unico. Un'infinitesima percentuale pari allo 0.1% risulta cruciale nella differenziazione umana e viene denominata SNPs ( Polimorfismi associati ad un singolo o Nucleotide). L'Analisi del DNA correttamente eseguita  consente di determinare che molti Polimorfismi di Singoli Nucleotidi possono essere  associati  ad un incrementato rischio di certe malattie e  sintomi comunemente associati con l'invecchiamento.  La ricerca genetica ha inoltre dimostrato che il DNA  può essere attivato positivamente a seconda della qualità dell'ambiente nel quale è posizionato.

Come viene danneggiato nel tempo il DNA?

La teoria unificata dell'invecchiamento del DNA  spiegherebbe gli effetti del danno del DNA  sul DNA stesso attraverso 5 processi cellulari correlabili all'invecchiamento ed al danno del DNA:

Methlyation

Metilazione  –  L'attivazione e l'inibizione di alcuni specifici geni generalmente correlati al cuore ed alla salute vascolare.

 

Inflammation

 Infiammazione   –  Molecole infuiammatorie nelel cellule

 

Glycation

 Glicazione  – Effetti degli zuccheri sulle proteine e sui grassi corporei

 

Oxidation

 Ossidazione - la produzione di radicali liberi

 

DNA Repair

  Riparazione del DNA danneggiato

 

Ciascuno di questi processi è controllato da un o specifico gruppo di geni Quando questi processi cellulari divengono inefficienti nel controllare nel tempo il comportamento cellulare a causa di uan scadente eredità genica,  si soffre di ulteriore e più rapido danno a carico del DNA  danneggiato. 

 

 

 

 

 

 Nutrigenomica e la Medicina Ortomolecolare

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Nel corso della vita il mammifero uomo consuma un pasto almeno quasi novantamila volte. Certo che con questi ritmi si deduce facilmente che mangiare e procacciarsi il cibo sono funzioni ataviche e vitali irrinunciabili per conquistare e conservare con le unghie con i denti, è proprio il caso di dire, una salute ottimale.

 

Petrini, il Vate mondiale dello Slow Food ci spiega cosa è giusto, cosa è opportuno e che cosa è buono e specialmente cosa è sano e ciò inutile a dirlo dipende anche da chi siamo e come siamo.. Alcuni individui soffrono di pressione arteriosa elevata anche se consumano pochissimo sale nella loro dieta, mentre altre ancora nonostante una vita scellerata e prodiga di sodio godono di una pressione normale e mantengono la colonnina del mercurio bassa e tranquilla. Il colesterolo della zia romagnola che cucina bene le torte, poverina, cresce a dismisura solo guardandole levitare nel forno, mentre invidiamo quel vicino che anche se consuma dolci cinque volte a settimana riesce ad essere magro e sano come un grissino per rifare la rima ad una vecchia pubblicità che sulla linea diceva molto magri. Molte diete funzionano solo su certi individui e sui altri invece danno risultati deludenti.

 

Due esempi:

Il guru Jim Fixx ha smesso di fumare e ha perso 25 chili dopo aver iniziato a correre a 35 anni. Nel ‘77 scrisse un bestseller sullo jogging che lanciò la «fitness revolution». Nell’84 Fixx morì di attacco cardiaco, mentre correva nel Vermont. Aveva 52 anni. Un’autopsia ha rivelato un blocco delle sue tre principali arterie coronariche.

Winston Churchill era sovrappeso, eppure beveva whisky e fumava peggio del nostro peggior Vasco, eppure nonostante ciò godeva di buona salute e mantenne una vita attiva fino alla fine dei suoi gloriosi giorni, per la precisione nel ‘65, due mesi dopo aver celebrato il 90° compleanno in compagnia del suo inseparabile supersigaro.

Quale il segreto? Il segreto è nei geni…non quelli della lampada beninteso, ma quelli che personalizzano la nostra vita. Un ragionevole livello di attività fisica risulta salutare sia per il corpo che per la psiche, ma per fare il salto di qualità di vitalità il programma di allenamento e di scelte alimentari dev’essere confezionato in maniera sartoriale e cucito addosso ai nostri geni.

Se lo screening genetico che oggi utilizziamo fosse stato disponile ai tempi di Fixx, oggi propbabilmenete sarebbe ancora vivo, considerando che il suo livello di colesterolo geneticamente predisposto a sviluppare arteriosclerosi e patologie i vascolari. Churchill, invece era dotato di geni protettivi che gli hanno permesso di vivere una vita lunga, più nonostante lo stile di vita non sano. Ognuno dispone di una fornace alchemica forgaiata dai geni, ma, se fino a qualche anno fa si riteneva che tutto ciò che fosse è stato impresso nel DNA determinasse la probabilità di vita e la salute futura, oggi invece ciò è risultato ben più infondato e lontano dalla verità.

Ognuno dispone di un cocktail di geni buoni e cattivi, ma nessun messaggio genetico è inciso nella ruvida pietra. Infatti in molte situazioni è possibile modificare queste sacre scritture attraverso scelte di vita e nutrizionali intelligenti, come quelle suggerite dalla Medicina Ortomoleocolare, interloquendo attivamente e costruttivamente con il ns percorso genetico che va considerato come una tendenza e non certo come una condanna ineluttabile purchè sia ascoltino i segnali e le indicazioni che i tests genetici ci forniscono. In un certo senso è come se avessimo perso il libretto di circolazione della nostra vettura preferita (il nostro organismo, nda) ed una volta ritrovato con i tests genetici, potessimo con la somministrazione di cocktail amionaocidici, vitaminici, minerali, ecc. rifornirlo del sua combustibile elettivo.

Cerchiamo di essere sinceri, ma chi Voi si sognerebbe mai di rifornire una vettura diesel con della benzina o viceversa? Ecco con il corpo umano fino ad oggi è successa pressappoco qualcosa di analogo.

Interagire con il destino genetico, massimizzandone il suo potenziale in espresso anche in tarda età può consentire di sviluppare vitalità e forma fisica, mai sperimentate prima. Pensate ai diabetici o ai celiaci che dopo prolungate sofferenze si accorgono della loro patologia e risescono così a controllarla migliorando così la loro qualità di vita….

Raggiungere il più alto livello fisico ed intellettuale, riducendo al minimo il rischio di malattie questo è ciò che la Medicina Ortomolecolare a suffragio della immunogenomica secondo l’approccio del dr Prof Adolfo Panfili, può consentire di ottenere ed in tempi ragionevolmente celeri.

E’ fondamentale aver ben chiaro che mentre i geni determinano le vulnerabilità (il genotipo «immutabile» del DNA), è lo stile di vita, incluso il cibo che si mangia, la qualità e la quantità di acqua che si consuma (sempre e comunque troppo poca, nda), le sostanze tossiche a cui ci espone quotidiamente, che determinano come e quando tali diatesi (vulnerabilità, nda) influenzeranno la qualità e la durata della vita (il fenotipo). Per tale ragione la scienza pone particolare enfasi negli studi sulle relazioni intercorrenti tra geni, alimentazione, idratazione, in quello che si definisce talora un po’ troppo semplicisticamente : stile di vita. La Medicina Ortomolecolare secondo il dr Prof Panfili, che la pratica con successo da più di vent’anni farà ancora parlare di sé, attaraverso il settore di ricerca della ricerca nutrigenomica, della proteonomica, della farmacogenomica.

Uno degli obiettivi primari della nutrizione ortomolecolare che si realizza attraverso il Progetto Genoma. è quello di sostituire alle diete standardizzate per tutti, un’alimentazione personalizzata, tarata sul corredo genetico ed amminaocidico di ciascuno, coadiuvata da integratori mirati e cuciti addosso come un smoking di Brioni od un su misura di Valentino.

Il nodo cruciale del benessere ortomoleocolare afferma Panfili non è solo perdere peso, ma fondamentalmente perderlo bene od acquisirlo se carente ovviamente. Tutto ciò al fine di prevenire le comuni malattie e vivere più a lungo e meglio come affermava il professore Linus Pauling (nel suo testo How to live longer and feeling better, nda). Dei suoi discepoli europei il dr. Prof Adolfo Panfili è quello più fedele ed illuminato in quanto ha ampliato la visone organica del suo maestro, ottimizzandola alla luce della nutrigenomica ortomoleocolare, prospettiva che il maestro gli aveva consigliato di sviluppare ed incrementare.

Panfili non si è certo adagiato sugli allori ed ha posto da un lato lo studio degli effetti della nutrizione sull’espressione dei geni che regolano la sintesi di proteine, ormoni, neuro-trasmettitori enzimi e coenzimi regolatori dei processi vitali e dall’altro la possibilità di individuare le variazioni infinitesimali dei geni che regolano la suscettibilità ad ammalare attraverso lo studio del pattern aminoacidico individuale, per poterne compensare attraverso la nutrizione e la somministrazione di integrtatori mirati e ben focalizzati la sensibilità reattiva e perfezionarne risposte e reazioni al cibo e all’ambiente.

Le conclusioni emerse dal Progetto Genoma evidenziamo che gli esseri umani sono per il 99.9% identici a livello di DNA. Il rimanente 0,1% è responsabile delle differenze più o meno palesi, dal colore dei capelli e degli occhi, alla predisposizione reattiva alle malattie.Tali infinitesimali cambiamenti nel conteso dei geni vengono definiti «Polimorfismi Genetici».

L’analisi del polimorfismo genetico, effettuata con un test sulmDNA delle cellule della mucosa del cavo orale, consente in mani esperte e navigate (diffidate dei tests reclamizzati sul web se non contraddistinti da una seria e comprovabile attendibilità scientifica) di valutare la predisposizione verso patologie metaboliche come obesità, diabete, celiachia, patologie dell’apparato cardio-respiratorio, del sistema nervoso e immunitario.

Tale analisi, secondo il dr Prof Panfili, consentirebbe anche di valutare il grado di invecchiamento dell’individuo, il metabolismo dei farmaci, degli ormoni e stabilito, il tipo di alimentazione e le cure ortomolecolari più adatte, ma qualora necessarie anche farmacologiche, purchè appropriate all’individuo e non standardizzate su ampia scala.

 

Il dr Prof Panfili è stato il primo medico in Italia a quanto mi risulta dai suoi testi, redatti in tempi non sospetti (oggi tutti almeno a parole sembrano qualificarsi come grandi esperti di nutrizione ed integratori) a trasformare in realtà terapeutica quotidiana la correzione della dieta e dello stile di vita, attraverso la personalizzazione di una terapia ortomoloecolare basta su integratori, fitofarmaci, ormoni naturali, al fine di consentire di contrastare la diatesi (predisposizione,nda) nei confronti di determinate patologie e di rallentare anche il grado di invecchiamento, ottimizzando l’età biologica. Con la Medicina Ortomoleocolare si trasforma e si riprogramma il proprio destino genetico con una dieta e un’integrazione nutrizionale personalizzate. L’alimentazione ortomolecolare è la migliore perché confezionata su misura per la costellazione genetica individuale di ognuno. I test del DNA prendono in esame una serie di «polimorfismi genetici» (piccolevariazioni individuali deigeni), i quali determinano reazioni diverse all’ambiente e al cibo. Negli USA i kit genetici rappresentano un vero boom.

 

Quello che segue è un breve elenco di soggetti per i quali è raccomandabile il test del DNA:
 

Dietologia-endocrinologia

Agli obesi, a chi è in soprappeso o con patologie metaboliche per conoscere le predisposizioni ereditarie e stabilire una dieta.

 

Antiaging

A chi vuole conoscere il proprio grado di invecchiamento e le relative contromisure dietetico-nutrizionali e le cure per migliorare l’età biologica.

 

Medicina preventiva

A chi conoscere le proprie diatesi predisposizitive nei confronti di malattie cardiovascolari, respiratorie, neoplastiche, neurodegenerative e contrastarle con la correzione dello stile di vita e cure specifiche, senza attendere come si suol dire, che la mela (la malattia, nda) cada dall’albero…...


Ginecologia ed andrologia

Alle donne in menopausa e agli uomini in andropausa per la terapia ormonale sostitutiva e una dieta adeguata.

 

Medicina interna

Per chi è affetto da determinate malattie (infettive, immunologiche, dell'apparato cardiorespiratorio, metaboliche, neurologiche) e vuole conoscere il proprio terreno genetico allo scopo di «antagonizzare» eventuali diatesi, correggendo la dieta e lo stile di vita e seguendo anche cure personalizzate.

 

Medicina dello sport

Agli atleti, agli sportivi e a tutti coloro che hanno l'esigenza di seguire una dieta e di assumere gli integratori più indicati al proprio assetto genetico e senza ricorrere al doping..

 

Farmacologia

Quando si desideri valutare il metabolismo individuale dei farmaci perfezionando le cure più adatte a seconda delle patologie e dell’individualità genetica.

 

Terapie di supporto alla chemioterapia ed alla radioterapia

Una terapia nutrizionale ortomolecolare è la risposta adeguata allo stato di malnutrizione in cui versa un paziente oncologico. Tuttavia è opportuno che il ricorso a questa terapia sia quanto mai rapido. Si dovrebbe ricorre ad una terapia nutrizionale ortomolecoloare specifica sempre all’inizio e non al termine dell’iter diagnostico e terapeutico del paziente affetto da tumore.

Uno screening ortomolecolare , test degli aminoacidi, dell’immunogenomica nutrizionale individuale, effettuati dal medico nel momento in cui il paziente oncologico si rivolge a lui è la prima tappa di un percorso conoscitivo che porterà alla definizione della terapia nutrizionale ortomolecolare più adeguata al paziente. La valutazione dello stato nutrizionale del paziente e quindi la stima individuale dei fabbisogni nutrizionali verrà effettuata dal medico anche alla luce dello stadio della malattia e del trattamento (chemioterapico, radioterapico o chirurgico in atto al momento della visita). A questa fase di ''analisi' seguirà la pianificazione del programma nutrizionale più idoneo e quindi sarà necessario un accurato monitoraggio durante il trattamento ed il follow-up oncologico.

Ecco alcune delle possibilli terapie nutrizionali:

1. Regime dietetico personalizzato arricchito di acidi grassi omega-3

2. Regime dietetico integrato da supplementi orali personalizzati

3. Nutrizione Enterale per sonda

4. Nutrizione mista Enterale/Parenterale

5. Nutrizione Parenterale

Lo stato nutrizionale ha un effetto determinante sulla qualità di vita e sul senso di benessere dei pazienti oncologici ed influisce sulla loro capacità di combattere la malattia e di resistere al rigore dei trattamenti oncologici nella fase della curabilità, mentre necessita di valutazioni costo-beneficio nella fase della incurabilità. Per questo il monitoraggio dello stato nutrizionale e l’eventuale intervento terapeutico ortomolecolare precoce che ne consegue devono essere considerati uno degli elementi più preziosi della terapia neoplastica e devono essere garantiti al paziente attraverso una collaborazione multidisciplinare tra chirurgo, oncologo e nutrizionista ortomolecolare.

 

Come programmare il proprio computer biologico per vivere fino a 140 anni ?

Appena lo 0,1% del genoma dell’essere umano lo rende diverso dai suoi simili eppure questa esigua percentuale rende ragione di enormi differenze, ma procediamo per gradi: il genoma, o patrimonio genetico, è l'insieme dei geni di un organismo vivente.

L'informazione genetica è veicolata dalla molecola di Acido desossiribonucleico (DNA) che, associato a proteine, è il principale costituente dei cromosomi degli Eucarioti( organismi viventi più evoluti, classificati nei rimanenti quattro regni dei viventi: Protisti, Piante, Funghi e Animali). L'insieme dei cromosomi, o comunque delle molecole di DNA, determina il patrimonio genetico. Il DNA è il,pony express biologico più antico dalla nascita della vita ed è il latore dell'informazione ereditaria, scoperta ed ampiamente decifrata grazie allo studio degli acidi nucleici.

Il patrimonio genetico strutturale è scritto nella catena del DNA con un codice detto Codice Genetico che mette in corrispondenza le quattro basi azotate che entrano nella composizione del DNA stesso con gli amminoacidi. Gli amminoacidi sono le lettere che esprimono il linguaggio dei geni, senza aminoacidi i geni sarebbero muti ed inespressivi. Ciascuna parola del codice è costituita da una serie di tre basi detta tripletta aminaocidica. Ognuna di esse indica agli organi effettori (RNA e ribosomi) che deve essere raccolto un determinato amminoacido e legato alla catena polipeptidica che si sta costruendo. Da ciò si evince che il fenomeno genetico fondamentale, a livello cellulare, è la sintesi delle proteine.

 

Genoma umano

Il genoma umano è composto da un numero ancora non del tutto confermato, ma superiore di poco ai 30.000 geni, secondo i dati raccolti dal Progetto Genoma Umano. I geni sono letteralmente seminati su 23 coppie di cromosomi presenti nel nucleo di ciascuna cellula. Ogni gene è formato da un tratto di molecola di DNA, e contiene una sequenza di coppie di basi azotate. Diversi geni si trovano sui cromosomi, osservabili nelle cellule al momento della divisione (mitosi). Dal Genoma si può stabilire le differenze individuali . La correzione dello stile di vita parte senz’altro dalla dieta ed è la carta vincente per contrastare la predisposizione verso determinate patologie.

Con la Medicina Ortomolecolare si dispone di test sull’alimentazione, sulla nutrigenomica correlata alla immunogentica individuale dei gruppi sanguigni, sugli amminoacidi individuali, necessari ad interloquire costruttivamente con le individualità genetiche di ognuno, test sulla funzionalità mitocondriale, sull’ossidazione, sul grado d’invecchiamento, sulla immunogenomica intestinale ed il patrimonio di probiotici e prebiotici che rendono il sistema immunitario intestinale (MALT/GALT) competente ovvero pronto e reattivo a difender opportunamente la Linea Maginot Intestinale.

Tramite la Medicina Ortomolecolare, che pone la nutrigenomica come unica alimentazione sana e giusta e personalizzata, si studiamo come i geni regolano la sintesi di proteine ed enzimi in ogni individuo e quindi la sensibilità ai cibi"

 

 

Geni e cibi: come migliorare il funzionamento del DNA


APOLIPOPROTEINA A

E' il maggior componente del colesterolo buono HDL, deputato alla pulizia del sangue dal colesterolo cattivo (LDL). In una sua variante può ridurre l'HDL.

Consigliati l'olio d'oliva e non gli omega 3


MTHFR

Fondamentale nella produzione di un enzima che regola la riparazione del DNA, il metabolismo epatico degli ormoni e la produzione dei neurotrasmettitori. Una sua anomalia favorisce l'accumulo di omocisteina, pericolosa per ossa, cuore e cervello.

Consigliati gli spinaci

INTERLEUCHINA 10 E 6

Regola la produzione di proteine ad azione antinfiammatoria e proinfiammatoria. Lo squilibrio tra i 2 geni è una causa di arteriosclerosi, obesità, artrite, Alzheimer.

Consigliati cereali integrali,riduzione dei derivati dal frumento, frutta, verdura e pesce

CATENA ENZIMATICA DEI CITOCROMI P450
E’ alla base della trasformazione delle tossine in sostanze parzialmente idrosolubili. In caso di rallentamento delle funzioni enzimatiche si possono avere reazioni avverse per alcuni farmaci e accumuli di sostanze pericolose.

Consigliati: arance, soia, cereali, vitamine del gruppo B, vitamina C ed E
 

 

 
 Test del DNA e delle intolleranze alimentari

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(approfondisci anche nel paragrafo "Test del DNA", sezione "Tests Ortomolecolari")

 

Un test sulle intolleranze alimentari e sul pattern nutrigenomico del DNA (vedi sito www.aimo.it) potrebbe contribuire a migliorare lo status generale e l’eventuale patologia della quale si è portatori.

L’essere umano è il risultato di un adattamento all’ambiente che lo circonda (il clima ed i cibi che crescono in certi latitudini) durato decine di migliaia di anni al quale l’organismo umano, con i suoi lentissimi e progressivi cambiamenti, non ha ovviamente ancora potuto adeguarsi. Negli ultimi cento anni il mondo ed il suo environment sono stati dall’uomo radicalmente trasformati in tempi troppo brevi.

Mentre per secoli l’uomo ha mangiato solo alimenti autoctoni, che crescevano nei luoghi in cui viveva, ora troviamo nei supermercati alimenti provenienti da ogni parte del mondo; Oggi ci si sposa a 360° ….e non si tratta di una battuta ironica ma di una semplice constatazione che tiene conto che mentre prima i matrimoni avvenivano quasi sempre tra persone che vivevano da secoli nella stessa zona dalle caratteristiche climatiche omogenee, nell’ultimo secolo il grande incremento della mobilità di accoppiamenti tra individui provenienti da zone lontane, ha reso complesso se non quasi impossibile per molti comprendere se una dieta mediterranea possa funzionare bene per la madre greca o il forte consumo di latte essere ottimale per chi vanta un trisnonno norvegese! Un passo in questa direzione è stato fatto con l’individuazione di varie diete adatte per determinati gruppi, come ad esempio la dieta basata sul gruppo sanguigno di ognuno. Gli autori che vi scrivono sono stati i primi in Europa a scriverne ed applicare clinicamente l’utilizzo. Oggi, grazie ai progressi effettuati nel campo della genetica è possibile fare un passo avanti, stabilendo in modo preciso la vera dieta per ciascuno.

La nutrigenomica è un campo relativamente nuovo della medicina molecolare, che esamina i rapporti tra la nutrizione e la costellazione genetica individuale propria di ciascuno, arrivando alla conclusione che salvo rare eccezioni, non esiste una alimentazione ottimale per tutti: l’alimentazione migliore è quella confezionata sul pool genico di ogni singolo individuo.

Un test sulle intolleranze deve essere abbinato ad un buon test genetico, eseguito in centri professionale ed i risultati dovranno essere interpretati da un medico esperto in questo settore. Noi studiamo almeno una dozzina di “polimorfismi genetici”(piccole variazioni dei geni di ognuno, che lo portano a reagire in modo diverso all’ambiente circostante, ed il cibo rappresenta una sfida continuo e serrata l’ambiente circostante) che potrebbero condurre a determinate malattie che possono invece essere prevenute od attenuate nel loro esordio e decorso clinico, se si cambia l’alimentazione in modo coerente con i risultati del test.

Questo tipo di test è ormai diffuso negli Stati Uniti, dove il kit necessario per effettuarlo è venduto persino nei supermercati, ma attenti al fai da te, poiché i tests effettuati in modo superficiale forniscono risultati altrettanto aleatori specialmente se interpretati da un personale inesperto e non qualificato.

Stiamo parlando comunque di poche centinaia di euro ed al quesito se valga la pena di effettuare questi tests, anche se in genere non ancora rimborsati dal servizio sanitario nazionale, la risposta non può che essere affermativa.

Investire in salute non è forse meglio che investire in oggetti sostituibili e spesso inutili? Scegliere la salute significa cominciare a porre attenzione nella scelta della dieta che dovrà essere confezionata da un medico secondo i principi ortomolecolari, su misura, proprio come dal sarto, in questo caso il sarto del DNA, che Vi consentirà di mantenere linea e salute il più a lungo possibile

 

Leggi anche "Test del DNA", nella sezione "Tests Ortomolecolari"

 

 

 

 

 

 Sovrappeso e Composizione Corporea

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Un nuovo approccio al trattamento dell'obesità e della cellulite: analisi tricompartimentale della composizione corporea

 

L'analisi della composizione corporea consiste nella determinazione quantitativa e/o percentuale degli elementi costitutivi il corpo umano; utilizzando un metodo di valutazione ortomolecolare è ad esempio possibile avere informazioni precise sulla massa grassa, sul tessuto muscolare e sul tessuto osseo, sulle quantità di liquidi circolanti, sul rapporto tra volume ematico o plasmatico ecc.

 

La Medicina Ortomolecolare si propone di ristabilire il giusto funzionamento dell'organismo umano ripristinando le condizioni che lo consentano naturalmente, intervenendo sui tre lati del triangolo della salute: meccanico, psicologico e chimico.
La ricerca del giusto equilibrio in termini di compartimenti corporei è uno dei passi più importanti per condurre ad una situazione di benessere fisico totale, agendo sul lato della chimica. La composizione corporea è strettamente correlata allo stato di salute ed alle capacità motorie di ogni individuo. Per questo motivo uno degli obiettivi dell'educazione alimentare e del condizionamento motorio e funzionale è quello di ottenere una composizione corporea ottimale.

 

La composizione corporea di un soggetto è lo specchio del suo stile di vita


Sono stati necessari alcuni milioni di anni per consentire all'organismo umano di raggiungere lo stato attuale di evoluzione. Durante tutto questo tempo l'uomo è sopravvissuto per lo più lottando con la fame ed utilizzando largamente le sue masse muscolari. Ma le modificazioni che sono avvenute nell'ambiente e nello stile di vita negli ultimi cinquant'anni hanno avuto una velocità senza precedenti nella storia dell'umanità; sono state infatti così rapide e sconvolgenti da non lasciare assolutamente il tempo al metabolismo umano della pur minima forma di adattamento. La cosiddetta società del benessere ha consentito all'uomo di elevare le sue ambizioni dalla sola sopravvivenza alla conduzione di una vita "agiata", dove l'attività fisica per la quale era indispensabile l'impiego delle masse muscolari è stata via via sostituita con attività di tipo intellettuale o con l'impiego di macchine; l'alimentazione varia ed abbondante, considerata una volta un lusso di pochi, è diventata nel mondo occidentale accessibile a molti. Ci si è ritrovati pertanto con un progressivo sempre peggior utilizzo di tutte le funzioni metaboliche che sono rimaste adeguate ad uno stile di vita di altri tempi. Viviamo in una società consumistica che ci lancia messaggi dal duplice effetto; da un lato ci propone modelli di ascetica bellezza, dall'altro ci induce con pressioni più o meno subliminali al consumo esasperato di alimenti sempre più attraenti e artificiali e ad uno stile di vita sedentario dove ogni sforzo fisico può essere evitato grazie alla tecnologia. Può apparire paradossale, ma il cattivo utilizzo di quelle funzioni metaboliche che un tempo consentivano ai soggetti sottoalimentati e fisicamente attivi di sopravvivere a condizioni di vita critiche, sono nella opposta situazione di abbondanza alimentare e sedentarietà una delle maggiori cause di mortalità. Oggi, che la medicina e le migliori condizioni di vita ci difendono contro quelle che fino al secolo scorso erano le cause maggiori dei decessi (inutile ricordare che si moriva per un'influenza o per cause ancora più banali), ci ritroviamo come maggiore causa della riduzione dell'aspettativa di vita (e della qualità della vita) un sistema metabolico intossicato e un sistema immunitario confuso e poco efficiente a causa principalmente di un'errata alimentazione, di una vita sedentaria, dell'abuso di farmaci e sostanze chimiche e all'esposizione ad inquinamenti ambientali di ogni genere. La massa grassa, che ha fondamentalmente un ruolo energetico e di isolamento termico, è diventata così difficile da gestire da diventare eccessiva per la grande maggioranza della popolazione dei paesi industrializzati. Le masse muscolari si sono ridotte per il sottoutilizzo e subiscono, anche nell'arco della vita di ogni individuo una progressiva diminuzione; la loro originaria funzione si è per lo più ridotta a costituire per l'organismo una riserva proteica. Il National Institute of Health of America ha riassunto il grande numero di problemi associati con l'obesità.

 

 

 Amalgame e tossicità dei metalli pesanti

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La tossicità da mercurio e' universalmente documentata da oltre duemila anni. L'uso del mercurio nella pratica odontoiatrica per ciò che concerne il riempimento di cavità preparate e' stato sottoposto a severe critiche dal momento che ne e' stata riscontrata la diffusione in enormi quantità nell'intero organismo e attraverso la barriera ematoencefalica. Non risultano scevri da quest'effetto neanche i recenti composti tipo gamma due. I vapori di mercurio organico possono essere metabolizzati al livello della mucosa nasale, direttamente attraverso la circolazione sistemica e l'apparato broncopolmonare accumulandosi in particolar modo al livello dei bulbi olfattivi, della ghiandola pituitaria provocando una serie di squilibri elettrolitici, eccessiva salivazione, poliuria e aumentato rischio di incidenza di gliomi maligni . Il mercurio puo' essere accumulato nei globuli rossi al livello delle loro membrane riducendone la capacita' di trasporto dell'ossigeno in maniera significativa . La percentuale di ossiemoglobina dal normale 70 % può diminuire drasticamente fino al 20 - 30% . Il livello di ossioemoglobina ridotta puo' tra l'altro accompagnarsi all'insorgenza di sindrome da fatica cronica (CFS) ; in proposito ne e' stata dimostrata una possibile remissione di tale patologia dopo la rimozione sequenziale delle amalgame. I comuni batteri simbiontici del cavo orale del tipo streptococco mutans possono metilare il mercurio in presenza di un potenziale di riduzione negativo, situazione nella quale le amalgame ad elevata carica negativa possono essere a rischio elettrogalvanico. La presenza di correnti di galvaniche endorali e' stata dimostrata e riconosciuta per anni e puo' severamente influenzare il tasso di cessione di mercurio dalle amalgame che risultano anodiche. Il mercurio metilato e' piu ' tossico e piu' facilmente assorbibile del mercurio inorganico .

Il metilmercurio può provocare rottura delle membrane cellulari; Alterazione profonda del citoscheletro cellulare. Non c'e' nessuna evidenza scientifica pubblicata su articoli o periodici negli ultimi anni che dimostri l'assoluta sicurezza dell'applicazione delle amalgame dentali come sostanze non tossiche. Sintomi associati alla tossicità da piccoli accumuli di mercurio possono essere :
Sintomi neurologici : depressione , nervosismo, instabilità, perdita di memoria, emicranie e tremori.
Sintomi della cavità orale : sanguinameni endorali, alito pesante, retrogusto metallico, leucoplachia, afte.

Sintomi immunologici

allergia, asma, sinusiti.

 

Sintomi endocrini

fatica, ipossia, eccessiva traspirazione, debolezza muscolare, edema, eccessiva urinazione, infertilita', inibizione del sistema immunitario.


Un approfondimento sull’argomento è  pubblicato nel libro.”Il Dente Avvelenato”

 

 

 

 Allergie ed intolleranze alimentari

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Cosa sono?

Si parla di allergia alimentare quando l'organismo reagisce in modo anomalo ad un alimento. In questa reazione viene coinvolto il sistema immunitario che, attraverso la formazione di anticorpi specifici (chiamati IgE ), ha il compito di difendere l'organismo da ogni pericoloso invasore, solitamente batteri e virus. In questo caso, per motivi ancora sconosciuti, l'organismo produce anticorpi nei confronti di alcuni alimenti che sono innocui per la maggior parte delle persone. La formazione di anticorpi avviene alla prima ingestione dell'alimento; in occasione di una successiva esposizione, a seguito della reazione fra l'alimento ''allergenico'' e l'anticorpo, si libera una sostanza, l'istamina, che è la principale responsabile dei sintomi caratteristici di tutte le reazioni allergiche.

Il termine allergia alimentare è spesso usato in modo improprio anche quando sarebbe più opportuno parlare di intolleranza alimentare. In questi casi infatti non si tratta di una vera allergia poiché il sistema immunitario non viene coinvolto.

Le allergie alimentari sono più frequenti in età infantile: alcune, come l'allergia alle uova e al latte, si attenuano col passare del tempo, talvolta fino a scomparire del tutto.

 

Come si manifestano?

Le allergie alimentari possono manifestarsi immediatamente dopo l'ingestione dell'alimento incriminato, a volte anche in modo violento. I sintomi di una intolleranza alimentare invece possono comparire anche a distanza di ore, in casi rari anche dopo alcuni giorni, il che rende più difficile riconoscerla e metterla in relazione con il cibo.

I sintomi variano quanto a rapidità e ad intensità a seconda della qualità e la quantità del cibo ingerito. Quando il cibo ''incriminato'' viene portato alla bocca e deglutito, può provocare immediatamente prurito e gonfiore alle labbra, al palato e alla gola; una volta nello stomaco e nell'intestino, può provocare nausea, vomito, crampi, gonfiori addominali, flatulenza, diarrea.

Al di fuori dell'apparato gastrointestinale, sono frequenti le reazioni cutanee come orticaria e angioedema (un gonfiore molto pronunciato e localizzato soprattutto attorno agli occhi e alle labbra) . Nei bambini si hanno più spesso sintomi a carico dell'apparato respiratorio (asma e rinite) e gli eczemi possono peggiorare.

 

Nei casi più gravi, fortunatamente rari, si possono avere difficoltà respiratorie, brusche cadute di pressione arteriosa, perdita di coscienza e persino morte. In questi casi si parla di shock anafilattico, che compare entro un'ora dall'ingestione dell'allergene e che richiede sempre un ricovero ospedaliero urgente.

 

Quali sono le cause?

Nel caso delle allergie vere e proprie, la causa è semplice e va ricercata in una reazione anomala del sistema immunitario. Fra gli alimenti più frequentemente coinvolti vi sono uova, crostacei, pesce, nocciole ed arachidi che possono causare reazioni allergiche immediate fino all'anafilassi.

L'allergia alle arachidi, molto diffusa in America, dove si fa un largo uso di semi e di burro di arachidi, è all'origine della proposta, alle compagnie aeree statunitensi, di abolire il consumo di noccioline a bordo.

Le cause delle intolleranze alimentari possono essere varie:

  • assunzione di alimenti che, con meccanismo ignoto, inducono liberazione di istamina nell'organismo e possono provocare orticaria: fra questi soprattutto cioccolato, fragole, ananas, frutti esotici, crostacei, albume d'uovo, formaggi fermentati, cavoli, pomodori, spinaci, spezie;

  • ingestione di alimenti contenenti, per loro natura, elevate quantità di istamina come sarde, tonno, aringhe, sgombri, salmone, crostacei, alcuni formaggi (gorgonzola, emmental, camembert), salsicce, salame, coppa, pomodori, peperoni, banane, spinaci, alcuni vini (sia bianchi che rossi ), birra ecc. Anche questi alimenti possono dare luogo a orticaria;

  • In questi due casi si parla anche di PSEUDOALLERGIE perché tutti gli alimenti sopra indicati, assunti in grandi quantità, possono provocare sintomi simili a quelli di un'allergia vera e propria, in quanto si viene a determinare nell'organismo un eccesso di istamina. Si tratta comunque di casi in cui l'eliminazione dell'alimento incriminato non è tassativa: a meno che la sua ingestione non provochi reazioni molto gravi, basterà limitarne il consumo.

  • deficit enzimatici ossia l'assenza di particolari sostanze, detti enzimi, di cui l'organismo ha bisogno per assimilare gli alimenti. Alcune persone sono prive fin dalla nascita di alcuni di questi enzimi e quindi non riescono ad assimilare e/o metabolizzare determinati alimenti o sostanze. Esempi ne sono l'alactasia, il favismo e la fenilchetonuria.

Infine, sono implicati frequentemente in reazioni allergiche o di intolleranza anche particolari sostanze o additivi contenuti negli alimenti, ad esempio:

  • salicilati naturalmente presenti in alcuni alimenti (frutta secca, frutti di bosco, arance, albicocche, uva, olive, erbe aromatiche, vini, liquori). Possono essere causa di forme di orticaria cronica.

  • il giallo-tartrazina (E102), colorante che conferisce agli alimenti un piacevole colore giallo limone, presente in diverse bevande, sottaceti, salse confezionate, maionese, minestre in scatola, budini. Può essere causa di orticaria cronica e asma.

  • anidride solforosa (E220) che si può trovare in marmellate, succhi di frutta, vini e in macedonie e insalate trattate nei ristoranti con spray per mantenere un aspetto fresco.

  • solfiti, metabisolfiti, bisolfiti (E221,E222,E223,E224 ,E225,E226,E227) presenti nei prodotti preconfezionati a scopo conservante e antiossidante, pericolosi soprattutto per le persone asmatiche.

  • glutammati (E620,E621,E622,E623) che si trovano soprattutto nei croccantini al formaggio, patatine, ketchup, sughi pronti, riso e pasta liofilizzati, funghi secchi, insaccati, dadi per cucinare. Vengono addizionati molto spesso ai cibi per esaltarne il sapore ma possono anche essere presenti naturalmente in alcuni alimenti. La cucina cinese, ad esempio, utilizza grandi quantità di glutammato e la reazione che può far seguito all'ingestione di cibo contenente glutammato (malessere generale, mal di testa, arrossamento del viso) viene anche detta ''sindrome da ristorante cinese''.

  • i nitrati addizionati agli insaccati e alle carni in scatola e la tiramina componente naturale di alcuni cibi come formaggi, cioccolato, banane, possono provocare emicranie anche a distanza di ore.

Fra le varie allergie alimentari non si può tralasciare di menzionare quella alle proteine del latte. L'allergene in questione è rappresentato dalla frazione proteica del latte, in particolare la lattoglobulina. Può comparire durante i primi 3 mesi di vita o più tardivamente fra i 6 e i 18 mesi. In quest'ultimo caso si tratta prevalentemente di una difettosa risposta della mucosa gastrointestinale (enteropatia) alle proteine del latte, in cui non intervengono gli anticorpi.

Ci sono casi di intolleranza sia al latte vaccino che al latte artificiale. Le manifestazioni cliniche sono varie: fra le più frequenti la dermatite atopica, i sintomi respiratori, il vomito persistente, la diarrea, le coliche intestinali.

La soluzione in questi casi può essere trovata spesso grazie alla disponibilità in commercio di tanti latti artificiali ''speciali'' come quelli ipoallergenici (contraddistinti in genere dalla sigla HA dove HA sta per hypoallergenic), preparati con proteine già frammentate quindi molto più digeribili e tollerabili, o quelli a base di proteine di soia. In alcuni bambini, tuttavia, queste alternative possono risultare a loro volta scarsamente tollerate.

 

Un capitolo a parte va dedicato alla celiachia o morbo celiaco, difficilmente classificabile fra le comuni allergie o intolleranze in quanto coinvolge fortemente il sistema immunitario, senza però chiamare in causa le IgE. In pratica si tratta di un'intolleranza permanente al glutine, proteina presente nei cereali come grano, segale, avena, orzo, farro. Il glutine contenuto nel riso, nel mais, nella fecola di patate o nella tapioca non è pericoloso e pertanto questi alimenti possono essere assunti anche dai pazienti celiaci. Il glutine causa nell'intestino una vera e propria reazione tossica che comporta una profonda alterazione delle pareti intestinali e di conseguenza una compromissione dell'assorbimento del cibo e dello stato nutrizionale del paziente. 

 

 

Perchè le allergie e le intolleranze sono sempre diffuse

Uno dei motivi risiede nel fatto che oggi la diagnosi è più precisa e precoce, rispetto ad un tempo. Ciò consente di identificare un maggior numero di allergie i cui disturbi un tempo venivano facilmente confusi con altri.

Una seconda spiegazione chiama in causa il nostro stile di vita e, in particolare, le abitudini alimentari. Infatti si ricorre ormai diffusamente ad additivi alimentari (coloranti, conservanti, esaltatori del gusto, aromi naturali ed artificiali) che sono tutti potenziali allergeni; sulle nostre tavole inoltre arriva una grande varietà di frutta e verdura proveniente da tutto il mondo, il cui consumo non è più limitato alle sole stagioni naturali, favorendo così il contatto con un numero sempre maggiore di sostanze potenzialmente allergizzanti.

Infine è in diminuzione il numero delle madri che allattano al seno e questo provoca un aumento dei neonati allergici al latte vaccino.

 

Consigli per convivere con un'allergia alimentare

  • Eseguire un test ALITEST (test citotossico delle intolleranze alimentari) per evidenziare ed escludere dalla propria dieta l'alimento o gli alimenti responsabili una volta individuati con l'aiuto del medico curante. Il medico, con l’approccio ortomolecolare può aiutare a formulare una dieta che supplisca eventuali carenze, integrando con aminoacidi, minerali e vitamine.

  • Abituarsi a leggere attentamente gli ingredienti di tutti i cibi confezionati e usare particolare cautela nel consumare ''piatti pronti'' di cui non si conosce esattamente il contenuto.

  • Attenzione alle ''allergie crociate'': pazienti allergici al polline presentano a volte allergie nei confronti di particolari alimenti. Così, chi è allergico alla betulla potrebbe esserlo anche nei confronti della mela, della pesca e della ciliegia, chi è allergico all'ambrosia potrebbe manifestare sintomi mangiando meloni e banane. L'allergia ai finocchi può comportare allergia, anche se in misura diversa, alle altre Ombrellifere come il prezzemolo e la carota.

  • Al ristorante ricordarsi sempre di chiedere al cameriere informazioni sugli ingredienti usati.

L'approccio ortomolecolare del dott.Panfili, unico nel panorama italiano ed europeo, garantisce un approccio ottimale nel trattamento delle intolleranze ed allergie alimentari. Fondamentale in questa ottica ortomolecolare, l'assunzione di supplementi a base di aminoacidi, minerali e vitamine personalizzati in base all'individualità chimica di ciascun paziente.

 

Dove sottoporsi alla Chirurgia Microinvasiva con approccio ortomolecolare?

 

 

 

 

 

 

 Medicina Tibetana: il trattamento KU-NYE

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In oriente presso un monastero buddista il Dr Panfili ha appreso ed utilizza con successo il trattamento tibetano, o Ku Nye, che sebbene trovi le sue origini in tempi antichissimi (si parla di 4000 anni fa) è tuttora praticato in Tibet e diventerà ne sono sicura molto popolare anche in occidente nei prossimi decenni.

Lo scopo del trattamento che il dr Panfili esegue unico in Italia è quello di portare equilibrio tra mente e corpo e di risolvere eventuali problemi organici ed emozionali, consentendo all’energia di fluire liberamente nell’organismo. Il Ku Nye, infatti, aiuta a eliminare le tossine che accumulandosi nel corpo ne diminuiscono la vitalità.

Oltre ad apportare benessere generale il trattamento Ku Nye tibetano consente di ridurre e alleviare diversi tipi di dolore e calmare disordini nervosi dai quali derivano insonnia, depressione ed ansia. Una sorta di agopuntura, senza aghi, laddove le dita e le mani li sostituiscono egregiamente, specialmente per coloro che con gli aghi non vanno come si suol dire, molto d’accordo.

I primi tibetani usavano il Ku Nye in abbinamento a speciali oli o a sostanze estratte dal burro e si servivano spesso di rami, bastoncini e pietre per completare il massaggio o per far pressione su specifiche parti del corpo.

Il Ku Nye realizzato dal dr Panfili è un esperienza esaltante e mistica allo stesso tempo e consiste nel preparare il corpo con oli profumati e poi stimolandone i vari punti di agopuntura con i polpastrelli attraverso impastamenti, frizioni e pressioni sui meridiani miofasciali (muscoli e tendini). Il Dr Panfili raggiunge alcuni punti secondo un preciso percorso e lo fa usando principalmente dita e mani anche se, soprattutto sulla schiena, viene utilizzato anche l’avambraccio. I punti che possono essere stimolati sono circa quasi 300 e spesso quelli dolenti comunicano, per chi sa decifrare il linguaggio del corpo, patologie e disturbi latenti e potenzialmente lesivi, anche se non ancora manifesti in senso schiettamente clinico e laboratoristico.

Il percorso seguito durante il trattamento Ku Nye corrisponde alla suddivisione in tre “umori” che la medicina tibetana identifica nel corpo umano: il vento al centro del corpo, la bile sul lato destro e la flemma sul lato sinistro. Per ritrovare equilibrio e salute e ciò che più importa mantenenerli il più a lungo possibile, queste tre energie devono essere perfettamente bilanciate.

In particolare il vento (rLung) è un’energia primordiale, responsabile della sinergia delle attività fisiche e mentali, della respirazione, dell’espulsione delle sostanze dal corpo, della parola.

Il fuoco (mHhris), invece, è responsabile della regolazione ipotalamica della sazietà e del’appetito, della sete, della digestione e dell’assimilazione. Questo umore infonde coraggio e determinazione. In ultimo la flemma (Bad-Kan) è responsabile della fermezza del corpo e della centralità dell’energia della mente e regola il sonno e la tolleranza.

Inoltre è bene dirlo il trattamento tibetano può essere usato come piacevole terapia di relax oppure per risolvere qualche disturbo. In questo caso per ottenere il massimo effetto la medicina tibetana indica un percorso in cui sono comprese anche una dieta con fini terapeutici, cambiamenti nello stile di vita e uso di alcune medicine a base di erbe.

Tra le terapie ad uso esterno, oltre al Ku Nye la terapia manipolativa, la prescrizione di aminoacidi, minerali, vitamine, prodotti omeo e fitoterapici e qualora necessari i fiori di bach , soprattutto allorché queste pratiche vengono utilizzate insieme, portano come nel mio caso addirittura al ringiovanimento!

(Testo curato da Giuditta Lucini)
 

 

Il materiale scientifico presentato sul sito è indirizzato agli operatori del settore interessati alle patologie vertebrali. Per i pazienti le informazioni disponibili in queste pagine hanno solo un valore indicativo e non possono sostituire un parere medico